Theselbmann, “Holden”: Perché il libro si chiama così per via di un disguido, in realtà. Di un disguido del protagonista, Holden. The catcher in the rye è un verso storpiato di una poesia di Robert Burns, il figlio preferito di Scozia. Holden tira fuori questo verso quando parla con la sola persona con cui riesce a parlare, ovvero la sua sorellina piccola, Phoebe. Burns aveva scritto una poesia fondamentalmente a sfondo erotico, sebbene ce ne siano diverse versioni. Ma Holden non arriva al doppio senso. D’altronde è lui stesso che dice I’m quite illiterate, but I read a lot. E poi Holden con il sesso non va molto d’accordo.
Paolo Cognetti, “Sette padri americani“: Questo testo è liberamente tratto da due romanzi, sei racconti e una poesia. Chi li trova tutti vince un libro a sorpresa.
Guia Soncini, “E quando io, senza capire, ho detto «Sì», hai detto: «È tutto quel che hai di me»”: Sì, anche i mediocri hanno diritto a un lavoro, però non stiamo parlando di spadellare hamburger, stiamo parlando di uno di quei lavori che – la vita è ingiusta, lo so – fanno per definizione i più bravi. Stiamo parlando di quando ti sei fatta fregare da Michelle Pfeiffer che «io sono qui per dare la notizia» o dalla signorina Grant che «voi fate sogni ambiziosi»; ecco, nell’immaginario di film svenevoli e canzonette lagnose e telefilm aspirazionali di cui la società è molto più colpevole che dei 70 dollari, la signorina Grant aveva una sua saggezza: queste cose costano, e tu non te le puoi evidentemente permettere. Perché, come ti dicevo prima, questi son lavori per quelli bravi, e tu evidentemente non sei brava abbastanza.
Il Post, “Quadernini vintage”: Una bellissima collezione di circa 400 quaderni e temi scolastici raccolti tra amici, amici di amici, perfetti sconosciuti, mercatini e negozi online.
Non leggere questo blog, “La politica in Italia”: “Caimano”, “giaguaro”, “cinghialone”, “lepre”, “Trota”, “tacchino”, “piccione”, “falco”, “colomba”, “porcellum”,