Si definisce l’invidia delle ciabatte quello che potrebbe essere il corrispettivo maschile dell’invidia del pene del nostro genere complementare. Sandalini e infradito da uomo sul posto di lavoro non sono decorosi a meno che non facciate il bagnino di salvataggio, ma quando vedo professionisti stretti nelle loro calzature che di estivo non hanno nulla se non il fatto che si indossano arbitrariamente anche d’estate, le mie vesciche urlano per loro. I commessi dei negozi, presi dalla loro mission che è vederti digitare il pin del bancomat in cassa, le tentano tutte, anche facendoti passare le celebri e a me care Desert Boot come la scarpa nata ad hoc per il piede in condizioni di caldo estremo, altrimenti non si sarebbe chiamata così. A me questa storia non mi ha mai convinto fino in fondo, e a dirla tutta il contrasto tra polacchina scamosciata e braccia nude da t-shirt non soddisfa granché i miei raffinati canoni estetici. Tenete conto che sono rimasto traumatizzato da un amico trombonista jazz che fino al sound check indossava College nere con tubolare bianco in spugna fino a sopra la caviglia completato da pantaloncini sportivi in raso, di quelli corti da atletica che usavano negli anni 80, non so se ve li ricordate. E ora che vi scrivo con le piante ben piantate sul marmo freddo del pavimento di casa potete immaginare cosa si prova a sbavare sui piedi nudi delle colleghe che in ufficio possono sfilarsi le loro calzature, non tanto per una mia sorta di perversione piedofila – mi si passi il termine – quanto per l’astio che mi suscita cotanta libertà di espressione, mentre soffro a tenere le mie estremità inferiori chiuse nella snicker più leggera trovata in commercio accompagnata da calzino che il buon senso comune impone almeno fino a polpaccio inoltrato. Vorrei anche io aver la possibilità di fare quello che voglio sotto la scrivania, provare la sensazione non avere nulla tra la pelle e il pavimento flottante, anche se il massimo sarebbe utilizzare bacinelle da ufficio piene di acqua fresca ove sbollentare le proprie frustrazioni lavorative. Perché il fatto che esistano in commercio ciabatte e sandali maschili non significa che si possano sfoggiare con la stessa naturalezza con cui si muovono le ragazze. Se avete piedi come i miei che tra alluce valgo, pianta piatta, indice più lungo di tutti ma hai voglia a chiamarlo piede greco, avete il dovere di tenerli ben nascosti dal pubblico ludibrio. E per chi è costretto come me a questa segregazione forzata, sappiate che quella della scarpa che respira è solo una bieca invenzione pubblicitaria.
Capisco bene il problema.
E aggiungo che non so come caspita facciate a stare in giacca e cravatta in estate, dev’essere una tortura.
si tratta comunque di un problema, quello della giacca con cravatta, che non mi riguarda. Nemmeno in inverno 🙂
Ah, ma grande!
Miss Fletcher mi hai tolto la domanda/dilemma dalla tastiera.
(fantastico Jeopardy come avatar)
alluce valgo… come ti comprendo! 🙁
il guaio è che è ereditario
fantastico Jeopardy in sé 🙂 benvenuta
già, il mio è un ” delizioso ” retaggio materno! 🙁
materno pure io, auspico in un trapianto di piede su mia figlia
nooo, povera! ci sono valentissimi ortopedici che operano le orride ” cipolle ” e in mezza giornata ti rimettono in sesto. bisogna solo trovare il tempo per farlo…