alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 08.07.13

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kovalski, “è state, oppure sono state”: ecco, che fine hanno fatto? ché tu sei sicuro che c’erano ‘ste cose, e sei sicuro che erano davvero fatte così, e che duravano tre mesi. e che si chiamavano estati, quelle cose lì che duravano tre mesi così.

Alessandra Daniele, “Come costruire un movimento che non cada a pezzi dopo due giorni”: L’Italia ha disperato bisogno di un’opposizione che sia capace di fare qualcosa di meglio. Espellere sistematicamente tutti i dissidenti è la pratica più autodistruttiva che un movimento possa intraprendere, ma non è l’unico errore strutturale che l’implosione del M5S ci sta coreograficamente ricordando di evitare.

Diecimila.Me, “King of the bongo”: La fiera di Senigallia è da sempre il luogo deputato per l’acquisto di “Beni di cui poi ci si pente averli comprati”. Il venditore di bonghi e altra utensileria da storditi è un pugliese cicciotto con i dread biondi a coronare la piazza pelata che ricorda vagamente Frengo. “Sono originali africani – mi assicura – vengono dal Congo”. Mentre con fare esperto accarezzo la pelle rugosa di un jambè, accorgendomi in seguito che era la testa di un bimbo sudamericano macrocefalo, lui raddoppia: “Li vado a prendere io personalmente tutti i venerdì, parto al mattino, torno la sera e il sabato li vendo, sono bonghi freschissimi!”. Obietto che il Congo non è proprio un viaggio da poter fare in giornata, ma lui spiega: “C’è il fuso orario”.

virginiamanda, “Perle del lunedì: richieste e soluzioni”: Se non hai trovato la soluzione interrogando te stesso, interroga Google.

Disma, “Assenza da disma.biz”: Poi, improvvisamente, mi sono rotto i coglioni. Nel senso che non ho voglia di mettermi a scrivere, che è una cosa strana, perché se una roba ti piace non è che poi non ti piace più. Secondo me è dovuto al fatto che non ho più una scrivania degna di questo nome e un pc desktop, ma solo un miserabile laptop che altro non è che un succedaneo di una macchina da scrivere.

Il blog di Sara R, “Riflessioni come tante post centro per l’impiego”: Della precarietà in questo nostro Paese non si è ancora imparato un granché. E forse non solo di quella. Se ancora si è in base al lavoro che si fa, beh, che malinconia. Ci siamo quasi liberati dei titoli -dott. ing. rag.- ma dei ruoli sembra proprio non si possa fare a meno, neanche quando sono fuori dalla realtà.

La teiera volante, “Canzoni antipatiche”: Trattasi di quelle canzoni che ti urtano fin dal primo ascolto, un po’ come le persone che ispirano antipatia a prima vista. La differenza è che con gli esseri umani è capitato a volte di ricredermi: con le canzoni no.

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