In realtà passiamo ore davanti ai serial americani perché i dialoghi sono scritti prima e non senti un errore grammaticale o periodi costruiti a cazzo con i congiuntivi sbagliati, gente che balbetta o straparla o non è in grado di mettere insieme due parole e dare un senso e, soprattutto, un significato comprensibile. Semmai il problema è che in questi dialoghi non possiamo intervenire, non possiamo rispondere a questo o quello per dire la nostra. O meglio possiamo anche farlo ma nessuno si gira ad ascoltarci e quindi ogni nostro spunto cade lì nel silenzio che una volta avremmo definito catodico e che invece oggi potremmo chiamare satellitare o, comunque, a pagamento. Però pensate che perfezione, questa realtà parallela in cui si riescono a comprendere i discorsi, le persone riescono a spiegarsi, si scelgono le parole migliori e le più adatte a ogni scena. E finché ci sarà questa differenza qualitativa non ci passerà mai per la testa di ascoltare le opinioni della gente comune dal vocabolario così limitato che usa parolacce perché non dispone di corrispettivi semantici e magari fosse solo questo il problema. Se sapessimo esprimerci correttamente probabilmente avremmo una forma decorosa per comunicare il nulla che c’è in noi. Un plauso quindi a sceneggiatori e traduttori, che ci fanno illudere che il mondo intorno a noi sia popolato ancora da sapiens.
Tutto vero. Ma certe volte il turpiloquio restituisce tutti i corrispettivi semantici dell’universo.
parole sante
mi vengono in mente i dialoghi di dawson’s creek. la parola ego era presente ogni due righe. e le adolescenti di un tempo illuse di poter trovare un ragazzino che parlasse così. allora gli F4 di Boris ancora non erano stati sdoganati.