solidali ma iniqui

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Ragazzi sveglia!!1!!1! Volete fare un po’ d’attenzione? Prima o poi sarete chiamati a esprimere la vostra solidarietà a qualcuno e c’è poco da scherzare. La Carfagna insultata al supermercato, Mengoni che si classifica solo settimo all’Eurofestival pur essendo una spanna su tutti, Epifani che ruzzola già sul palco o Beppe Grillo che non sfugge ai temibili affondi di Matteo Renzi. Chi è causa del suo mal pianga se stesso è un paradigma superato e troppo scorretto politicamente, la colpa non è più insita in nessuno ma c’è sempre un agente esterno. E di certo non ci si può schierare contro, le intese sono talmente larghe che si corre il rischio di finire oltre i margini del foglio. Nel dubbio, comunque, fate un cenno con la testa, di quelli che significano solidarietà a oltranza. Di sicuro non c’è da sbagliarsi ed è meglio così, alla peggio potrete sempre distinguervi per eccesso di zelo come quel sub-umano di Capezzone, nel senso delle immersioni sott’acqua, sia chiaro. Il problema è capire se uno si è offeso o no per scattare e suonare la campanella della solidarietà per primi come al Musichiere. Perché gli insulti alla Carfagna saranno stati indotti dal suo operato, dalla sua appartenenza al genere femminile, dalla sua collocazione politica o dal passato di soubrette? Voglio dire, io in nessuno di questi quattro casi me la sentirei nemmeno di darle una pacca sulla spalla, gli appartenenti a ciascuna di queste categorie dovrebbe stracciarle la tessera di militanza, soprattutto quella delle donne. Perché poi il paradosso che ciascuno ha un punto debole per il quale diviene intoccabile su tutto il resto. Sei un pessimo parlamentare ma sei femmina, sei straniera, sei basso, sei brutto, sei ignorante come una capra, sei zoccola o sei obeso e allora non ti si può dire nulla perché la dialettica strumentale fa passare ogni commento adatto a ogni stagione – quella su misura per il proprio vezzo – e tutti si precipitano a tuittare la solidarietà in centoquaranta e rotti caratteri. In molti si sono rotti il cazzo di correre in difesa di questi falsi torti, ed è un po’ come la favola del lupo e non so di chi, nemmeno se sia di Esopo o Fedro o se sia il cartone animato della pastorella con il San Bernardo spropositato, che a furia di chiamare i nostri alla fine i rinforzi non arrivano più ed è la volta che ti prendono a caschi sulla faccia. O, se proprio vuoi fare notizia, almeno fatti portare le borse al supermercato da qualcuno, quella è vera solidarietà così almeno condividi la fatica dell’appartenenza alla ca$ta e puoi attirare gli insulti alla Coop che stai certo che sono ben fondati e, con il fatto che sei femmina o show girl, vedrai che non c’entrano un granché.

Un pensiero su “solidali ma iniqui

  1. Il problema del politicaly corect degli insulti è che spesso vengono usati in modo improprio. Uno/a non va insultato/a perché è donna, brutto/a, gay e chi più ne ha più ne metta, ma perché è un pessimo politico, un raccomandato, un delinquente etc etc etc.

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