Vegani, luddisti, complottisti, fanatici di ogni genere. Gente comune, insomma, come quella che si incontra all’alba per le strade di paese con le borse zeppe di opuscoli sulla fine del mondo che ti ferma, anzi, che ti fermano anche mentre corri per proporti una pubblicazione sulla loro eurovisione escatologica a fascicoli settimanali. In un servizio andato in onda nella puntata di ieri sera di Ballarò, c’era uno di questi stellari che, oltre a non mangiare animali morti (ma nemmeno vivi) e fare karate, ci metteva al corrente sulla sua formazione politica e istituzionale basata su Zeitgeist che, per chi non lo conoscesse, è un documentario che illustra una serie di teorie cospirazioniste di cui l’umanità è vittima, roba che in confronto l’impatto della previsione dei Maya sulla stabilità emotiva delle persone impressionabili è una gita a Gardaland (cit.). Che poi magari tutta quella roba lì è vera e dimostrabile, e uno può farsi paladino della dietrologia sull’11 settembre e cose così. Ma non sulla nostra pelle, sulla nostra economia in questo momento di instabilità dei mercati – per usare un eufemismo – e soprattutto in questa fase di vuoto cosmico che aleggia fuori e dentro di noi italiani. C’è un’intervista a Evgeny Morozov su Repubblica.it che dovreste leggere. L’approccio di Morozov a Internet, per dirla alla Umberto Eco, se non è apocalittico ci si avvicina abbastanza perché è uno dei pochi opinionisti perplessi sulla costruttività di un canale così democratizzante come il web. Morozov sostiene che l’Internet si stia riempiendo di contenuti di gente come me che ha una teoria o più di una. Per una sorta di vasi comunicanti, questi contenuti di cui ora non sappiamo più che farcene perché se a miliardi di persone corrispondono miliardi di punti di vista, questi contenuti stanno andando tutti a colmare il vuoto politico e sociale. Quindi, ma questo lo sostengo io e non Morozov quindi da qui inizia la parte meno interessante di questo post, figuriamoci qui in Italia dove tutti tendiamo a portare all’estremo tante cose. Lo stellare che ieri sera affermava di mettere le grandi cospirazioni del presente come base su cui formare un’identità politica è un po’ l’avverarsi dei miei peggiori incubi, voglio dire che la fantasia al potere ci può anche stare ma le traveggole no. Spiegatemi che differenza c’è tra un apparato intriso di P2 e massoneria e uno che si regge su baggianate di questo tipo come quella sugli esseri umani negli USA vittima di esperimenti di impianto di un microchip. Per non parlare di un dato oggettivo di cui tener conto. Quando l’altro giorno c’è stata la diretta in streaming della presentazione dei neoeletti del partito stellare, il sistema non ha retto. Troppi tentativi di accesso e la democrazia diretta è andata in crash. Ora, siamo d’accordo che tra i punti del programma c’è più banda larga per tutti, ma se qualcosa non va nella rete in un momento fondamentale come una votazione on line, che si fa? C’è così un problema di divario digitale che è solo la metafora di un divario totale e che mi spaventa un po’.