fuori dal tunnel

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Allora, state imparando tutte le canzoni per la nuova stagione? Perché prima o poi vi si chiederà di cantarle a memoria, di supportare con la seconda o la terza voce un coretto improvvisato, di sbugiardare questo o quello che sbaglia il testo e usa parole inventate nemmeno fosse Marinetti. In ogni caso, più che l’intonazione è bene imparare ad andare a tempo. A questo proposito vi sarà capitato di fare quel giochino da musicisti nerd che è diventato un classico dei viaggi in furgone per raggiungere questo o quel palco sul quale vi esibirete a centinaia di chilometri di distanza di fronte a quattro o cinque spettatori compresi il tecnico del suono, barista, gestore e cameriera per poi andare sotto con le spese di trasferta e tornare a casa ubriachi di superalcolici di qualità da supermercato e birre industriali.

Il giochino è semplice. Si ascolta una canzone alla radio e la si canta tutti insieme. Il furgone imbocca una galleria e dopo qualche decina di metri – se la galleria è lunga – il segnale radio si interrompe e subentra il rumore. In quel tratto di buio delle trasmissioni tutti devono continuare la canzone e vince chi, al ritorno del segnale radio all’uscita dal tunnel, si fa trovare perfettamente a tempo. Anzi, più che di vittoria si può parlare di maggior attitudine a suonare in una band. C’è sempre la variante della frequenza, sapete, io vengo da uno di quei posti in cui a seconda di come ti giri cambia la stazione, con l’incognita di Radio Maria sempre pronta a invadere gli interstizi liberi.

Ma si tratta comunque di un giochino che si può anche fare da soli, a casa. Per esempio a me capita di assopirmi con il sottofondo di una canzone, magari la tv accesa in un’altra stanza o le bambine di là che giocano a fare le teen ager. Mi canticchio in testa la canzone, a me piace poi seguire le linee strumentali singole come il basso o la batteria, quindi mi accorgo di addormentarmi e continuo l’esecuzione mentale per i fatti miei. Questione di pochi istanti o non so quanto, fatto sta che deve trattarsi proprio di un nonnulla perché quando mi riprendo la canzone che ascolto è esattamente al punto in cui l’avevo lasciata prima del black out, ma nel pensiero sono avanti di mezza battuta. Davvero bizzarra la mente umana, non la mia in particolare eh.

Fatto sta che a giochi chiusi, mi riferisco a Sanremo, e a conti fatti e vincitori decretati, posso ammettere che per una serie di circostanze alla fine ho seguito quasi tutta la manifestazione a parte la gara dei giovani. E che tutto sommato l’ho anche trovata gradevole, che ci volete fare, Fazio è comunque bravo e io mi sto normalizzando. Mi permetto così di chiudere questo post e la parentesi festivaliera con qualche commento e qualche voto, per cui sentitevi liberi di schiacciare in anticipo quella ics bianca in campo rosso che trovate in alto a destra e di trasferirvi su un blog più indie.

Raphael Gualazzi: si salva solo perché è il sosia di Renzi, più spensierato di Cammariere e meno sbevazzone di Capossela. Ottima tecnica pianistica ma nel complesso al di sotto della sufficienza.
Simona Molinari e Peter Cincotti: cosce a parte, imbarazzanti.
Almamegretta: veri vincitori di tutti i festival italiani del mondo mondiale, quello che mi fa rabbia è che all’estero l’idea che hanno di noi è Bocelli che ha davvero rotto il cazzo, e nessuno se li è mai filati più di tanto, a parte i Massive Attack ma ai tempi in cui il Genoa vinceva gli scudetti. Voto: 10 e lode
Daniele Silvestri: appena sufficiente, pezzo intelligente ma se mi chiedete come fa stamattina non me lo ricordo
Modà: inascoltabili, lui canta come Mino Reitano e lo vedrei a fare le vasche con gli amici in un centro commerciale di quelli che ci sono dalle mie parti il sabato pomeriggio
Simone Cristicchi: non so voi, ma a me fa venir voglia di prenderlo a schiaffi, è uno che se ce l’hai compagno di classe anche se ti trattieni dall’esercitare il bullismo ti mette a dura prova
Maria Nazionale: no comment
Annalisa: caruccia lei, la canzone ben costruita, e poi è mia concittadina come del resto Fazio, quindi è un sì
Max Gazzè: ripensandoci poteva vincere lui
Chiara: bella voce ma canzone soporifera
Malika Ayane: imbarazzante quanto il suo gesticolare
Marta sui tubi: bah, ho rivalutato il pezzo ma mi sembra comunque pretenzioso all’eccesso e troppo sbraitato
Elio e Le Storie Tese: superlativi, è stato detto tutto
Marco Mengoni: lo specifico sanremese e infatti, giustamente, trionfò.

Un pensiero su “fuori dal tunnel

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