se l’importante è stare insieme

Standard

L’amore non è stare ore a guardarsi mentre una registra il nero di suo papà che già, con tutti i soldi che gli rimangono da quello che evade, un commercialista esperto in malaffare potrebbe anche permetterselo, e l’altro sta lì a fare niente perché non ha nemmeno con sé il suo romanzo da portare a termine e in casa di lei non c’è nemmeno un fumetto del fratellino che ormai fa il liceo e a Dylan Dog preferisce Youporn. Come biasimarlo. Ma proprio il portatile famigliare è occupato da due o tre fogli di calcolo con le celle e le colonne che trasudano reato dai bordi e gli spiccioli che si arrotondano sullo sfondo della casella a formare un torbido acquitrino grigio che, peraltro, ne complica la lettura. Sì, uno potrebbe guardare la tv, ma come la mettiamo se non ci è più abituato e qualche minuto di Sky HD a millemila pollici con un surround che nemmeno al multisala fa già venire la nausea, come se si dovesse sempre circolare in macchina al massimo della potenza del proprio veicolo e alla più alta velocità possibile, un continuo accelera e frena e accelera e frena con l’auto davanti che sai a memoria la targa e meglio così, perché leggere in viaggio fa venire da vomitare. L’amore quindi non è nemmeno pretendere che l’altro stia lì, a bearsi dell’aurea altrui come se ci si fosse fidanzati con un taumaturgo, che poi non so se si possa mettere al femminile perché taumaturga non l’ho mai sentito ma non sono certo un depositario enciclopedico. Anzi. Ci sono quelli che vivono in caseggiati con tanto di custodi o portinai, figure che quasi appartengono alla mitologia delle classi più abbienti con il loro accento meridionale o i loro cruciverba completati a cazzo, che sarebbe bello davvero fare un tumblr o uno di quei collettori che usano adesso pieno di soluzioni inventate per non lasciare nemmeno un riquadro vuoto. No perché se c’è il custode o portinaio si potrebbe scendere giù a fare quattro chiacchiere, che loro sanno tutto di tutti, distrarli un po’ dal lavare le scale o da cucinare cibi ad alto tasso di asocialità in orari in cui uno a malapena berrebbe un caffè. Ma niente, quando non si può nemmeno veder le foto del matrimonio dei potenziali suoceri, separati che ormai nessuno si ricorda più di una vita passata, bisogna comprenderlo e lasciarsi andare, se non lasciarsi del tutto. Quando i presagi della disponibilità altrui nel futuro sono più che evidenti, tanto vale organizzarsi, portarsi sempre dietro qualcosa da fare, fare altro tout court.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.