E purtroppo esistono anche i gradi di separazione dalla tragedia, che l’ideale è che siano molto più di sei. E se conoscete persone che per qualunque cosa non vanno oltre l’uno non abbiate un istante di esitazione a tacciarli di mitomania, anche perché è bene non attirarsele, né le tragedie né la gente così. Con questo piglio preventivamente scaramantico ne faccio quindi solo un fugace accenno qui, perché conosco molto da vicino chi dista appena due da questa ma solo oggi, parlandone a pranzo, sono arrivato a questa riflessione a proposito delle catastrofi e a proposito di quella in particolare, che se chiedi in giro nessuno si ricorda nemmeno più di cosa si tratta. Quindi per me sono tre, e vi assicuro che sono già troppo pochi.
Ma perché non lo sapevo? Nel ’85 avevo l’etá per ricordare abbondantemente e in casa mia il telegiornale era la nostra colonna sonora… Non mi fa sentire bene
Avevo 15 anni e ne parlammo per bene pure a scuola. Ricordo bene che il profe di Italiano era molto sensibile a questo tipo di disastri…
Nemmeno io lo ricordavo prima di conoscere chi è stato sconvolto da quel fatto lì, e chissà quante altre tragedie ho dimenticato.
Ricordo invece il terremoto del Friuli e il dibattito che ne seguì in classe, facevo le elementari. Il periodo della mia vita in cui è accaduto il fatto cui mi riferisco invece ha i contorni – e i contenuti – piuttosto sfocati.
Ci vuole Paolini per ricordarci le tragedie italiane?
il fatto che ci venga in aiuto, pur nella drammaticità dei casi riportati, è comunque cosa buona e giusta