L’ingegnere ha notato come prima cosa il modo in cui nel disegno l’autore aveva allineato i mattoni del muro, in alcuni corsi non distribuiti con i corretti intervalli dei giunti verticali, roba che secondo lui è la prima cosa che impari quando giochi con le costruzioni da bambino. Il che significa, per i non addetti ai lavori edili, che se non si alternano file facendole iniziare con un mattone intero e quella superiore con mezzo mattone, il muro non regge e il gioco finisce lì. E non è poi così strano che l’ingegnere, ancora prima di lasciarsi prendere dall’impatto complessivo dell’opera si sia lasciato deviare nel giudizio da un dettaglio che, obiettivamente, nella comprensione globale non dovrebbe avere nessun tipo di influenza. O no, come sostiene lui, perché non è per essere pignoli ma quello è un errore piuttosto grossolano che va a inficiare la qualità complessiva del lavoro svolto. Così i convenuti alla riunione si dividono in due fazioni. Quelli che sostengono che il problema è lui che è un ingegnere e interpreta il mondo secondo le discipline di cui si è imbevuto e l’ingegnere stesso, che comunque è a capo della commissione e che quindi ha diritto all’ultima parola. Non ci sono scusanti, il disegno va fatto da capo.
Io ascolto la storia di rimando, se ne parla dietro una focaccia ripiena di sapori di plastica e un liquido che è un concentrato gassoso spruzzato di una bevanda a una temperatura di poco superiore all’azoto liquido, e mentre lotto con la mia che di rimando mi spalma brie su barba e baffi (poi mi pulisco, abbiate qualche minuto di pazienza) passo in rassegna tutti gli ingegneri che ho incontrato sulla mia strada e ne ho conosciuti tantissimi, soprattutto da quando lavoro nell’ICT. Ma ce ne sono molti altri con i quali sono cresciuto e che sono degni di nota, a partire da quello che chiamavamo quadrato perché ogni cosa per lui sembrava fuori dall’ordinario, con l’insuperabile vantaggio che si divertiva davvero con un niente. Un altro che era fuori come un balcone ma era lo stesso ingegnere nel suo essere fuori, quindi esprimeva il suo essere fuori con assoluta metodicità . C’è chi sostiene anche che bisogna evitare di mettere strumenti rumorosi in mano agli ingegneri, come batterie e chitarre elettriche, ma su questo non sono d’accordo e vi vorrei far sentire un paio di persone che conosco io.
Così ho detto la mia, ho detto che il loro ingegnere non mi sembrava avesse tutti i torti perché non vedo come si possa trascurare un particolare così, a suo modo è una forma di pressapochismo. Ma a difendere i potenti ci si attira sempre l’odio delle classi deboli. Così ho raccontato di quel docente universitario, sempre di Ingegneria, che una volta mi ha fatto un colloquio e poi siamo finiti a parlare di jazz perché era interessato a come usavo il campionatore per rubare parti ritmiche pulite da suoni dai dischi della Blue Note, ma anziché approfondire circa la frequenza di campionamento mi ha chiesto a quale temperatura preferissi il jazz. Io gli ho risposto “freddissima”, ed è stata la risposta giusta probabilmente, perché poi mi ha assunto.
Strane creature gli ingegneri… 😀
Adesso, non per generalizzare, ma ragà ss… quanta ragione c’hai? Anch’io conosco parecchi ingegneri….
Un mega saluto a 44,100 kHz 🙂
Io sono ingegnere informatico e suono la chitarra 🙂
Una volta mi hanno detto: “Come ingegnere, sei la persona più normale che abbiamo mai conosciuto”
Strani davvero gli ingegneri, come tutti coloro che hanno a che fare con il mistero per me incomprensibile dei numeri…sì. sì gli ingegneri sono persone peculiari!
ottima qualità 🙂
infatti mi ricordavo di questo e ci sono andato piano con i commenti 🙂
Bene! 😛
Gentaglia!
Meglio stare a 1.618034 km di distanza da loro.. se non si riesce a essere più precisi ovviamente.
😀 e se la distanza è un numero periodico?
pensa che quello era addirittura irrazionale…
comunque nel caso, ti arrendi di fronte alla realtà che, come immagini, dal punto di vista di un ingegnere è una discreta approssimazione delle soluzioni che lui calcola…