Alla fine ti ci abitui a questo eterno spostarsi da una parte all’altra che davvero riguarda piccole e grandi trasmigrazioni, nel tempo e nello spazio. Passi da un’età a un’altra ma che vuol dire da una scuola a un’altra o ti accingi a portare a termine un trasloco o hai deciso che è proprio l’ora di farla finita e fai di tutto per sembrare un’altra persona cambiando fisicamente tutte le altre che hai intorno. Di posto in posto, di tempo in tempo ce ne stiamo lì seduti da qualche parte a scaldarci le mani perché fa freddo e il viaggio all’aperto è comunque lungo sul ponte che l’unica sistemazione che ci possiamo permettere, perché altrove è uno di quei giorni in cui ci guardano tutti e non si capisce se siamo noi che ci sentiamo così perché rispetto a ieri, in fondo, non è ancora cambiato nulla. Ma quello che poi sembra essere davvero fuori da ogni comprensione è che ogni volta ci sono quelli che si perdono per strada, che non arrivano a destinazione perché si fermano a metà, tornano indietro, cambiano direzione o semplicemente spariscono, magari si nascondono come alunni imbranati delle medie che fanno di tutto per non essere scelti dall’insegnante di ginnastica per affrontare il quadro svedese, che, cerchiamo di essere onesti con noi stessi, nessuno ha mai capito cosa serva veramente e perché sia una prova da considerarsi fondamentale per lo sviluppo psico-fisico dei più giovani. Questo è un modo di dire che in ogni spostamento siamo sempre meno, nulla di grave eh, fortunatamente nell’occidente industrializzato quelli non pervenuti sono solo quelli che cadono in mare dai barconi mentre tentano di raggiungerlo, ma si tratta di un fenomeno che si manifesta all’esterno, e basta posizionare le veneziane al giusto grado di inclinazione per non accorgersi di nulla. Qui i cambiamenti sono tutti dentro, gente che va e pochi che vengono, i soldi sono finiti e non se ne stampano più. Tutti gli altri non si sa che fine faranno ma da qualche parte qualcuno ha messo via in tempi meno claustrofobici qualcosa per loro. Un corredo di lenzuola ricamate, un buono postale fruttifero, vecchie abitudini per cucinare con quello che si ha. Dev’essere questa l’evoluzione della specie, sembra che sopravvivano i più forti o più dotati, in realtà è solo un mescolare le carte perché ovunque ti sposti vedi persone che sembrano essere lì da un pezzo, tanto sanno quello che fanno.
Infatti, non ho mai capito a che caspita servisse il quadro svedese.
Si cambia, ci si sposta, ma poi le facce sono sempre le stesse e si ha quella sensazione lì, che tu hai descritto così bene.
Il post è splendido, come sempre..
🙂