Mettiamoci nei panni di sedicenne o giù di lì alle prese con lo strategismo sentimentale volto a raggiungere un obiettivo ben preciso, che è quello di fare breccia in qualcuna/o, il che costituisce uno dei suoi principali passatempi in quel momento della crescita. Indipendentemente dalla fase in cui si trovi, per dirla come i seguaci di Dukan, e cioè che sia in quella di attacco o in quella di crociera, di consolidamento o di stabilizzazione, il desiderio di stupire l’amata/o con un gesto eclatante è lì dentro da qualche parte che pulsa come un bisogno fisiologico di quelli più facilmente appagabili, da soli o in compagnia. Perché poi sappiamo tutti come va a finire. E cioè che la creatività scarseggia e alla fine ci si confronta con i pari e si opta per il metodo più di moda anche perché è il più a portata di mano. Facile che ci siano anche già negozi specializzati in articoli del genere o che addirittura lucchetti e bombolette di vernice spray per marcare il territorio di caccia si trovino anche sugli scaffali dell’Esselunga.
E mettiamoci anche nei panni di un padre che un giorno si sporge al balcone di casa magari per dare la prima boccata della prima Benson & Hedges dopo il caffè, e che si trova a dover leggere quel messaggio di amore scritto a grandi lettere proprio sull’asfalto di fronte all’ingresso della sua villetta a schiera, la cui categorizzazione architettonica non lascia dubbi sulla pertinenza di tutto ciò che si trova nei pressi del portone. I bidoni nominali della raccolta differenziata. La cassetta con tanto di targhetta ove concentrare il materiale promozionale che poi resta lì per settimane, ben oltre la validità delle offerte pubblicate. E le frasi di passione, i destinatari delle quali è facile individuare nel proprio nucleo famigliare, andando per esclusione. Così quel padre lì, che a questo punto della narrazione avrà catturato tutta la vostra simpatia, anche perché, diciamocelo, se siete più o meno miei coetanei vestire i panni di un sedicenne mette male e non tanto per la taglia quanto per il dubbio gusto dei panni stessi da indossare e che magari siete proprio voi a comprare ai vostri figli quando là fuori c’è tutto un universo di abiti normali che non sembrano tute da ginnastica o Trudy di peluche da mettere ai piedi.
Dicevo, quel padre lì, inghiottendo una tirata di tabacco inaspettatamente più amara, spinto dal duplice sbigottimento di 1 – veder la propria abitazione additata a bersaglio di romantici writer e novelli Cirano imbevuti di letteratura degna di essere seppellita ben più che tre metri sotto la discarica 2 – realizzare il pericolo in cui si trova la propria figlia, prematuramente nelle mire di un deficiente che non trova di meglio che mettere alla berlina l’oggetto dei suoi desideri nella speranza che l’oggetto stesso possa apprezzare il beau geste e cadere nelle trame della seduzione fai-da-te. Ecco, vestiamo invece i panni di quel papà che inizierà l’ennesima lunghissima giornata di lavoro focalizzando la propria attenzione sul significato di una frase che nessuno penserebbe mai di dover leggere in onore della propria, di figlia.
E la dedica in questione questa volta raggiunge i punti più infimi dell’imbarazzo. Come cazzo ti viene in mente di poter essere apprezzato con una frase come il titolo di questo post. Ti amo, scimmietta. E a dirla tutta, l’originale è senza virgola e si trova non molto distante da casa mia, nel tragitto che compio ogni giorno recandomi al lavoro. Stanotte riflettevo su questo gioco delle parti e immaginavo di alzarmi, armarmi di una bomboletta di vernice e di tracciare il segno mancante per migliorare così almeno la lettura di quei versi. E non invidio quel papà quando dovrà affrontare la questione con sua figlia. Non certo per il fatto in sé che la ragazza abbia una storia con qualcuno. Nemmeno che questo qualcuno la ritenga degna di qualunque gesto, uno scarabocchio compreso. Ricordo una mia compagna di liceo che si era trovata su un muro del cortile una scritta molto più spinta, relativa ad alcune pratiche intime, difficili da immaginare eseguite da chi fino a qualche anno prima aiutavi a costruire scenari per il gioco con i lego.
Ma perché scimmietta? Scimmietta sarà tua madre, razza di esemplare maschile di aye aye che ti puoi ritenere fortunato che una persona di livello come la mia bambina ti abbia in qualche modo ventilato l’idea che ci possa essere qualche speranza di rivolgerle la parola. Ecco, capitasse a me, a mia figlia anzi al suo pretendente parlerei in questi termini. A lei direi invece che un ragazzo che ti chiama scimmietta e te lo scrive in un punto dove lo possono leggere cani e porci, per insistere con la metafora zoologica, è un cretino. La creatività rubata ai best seller per adolescenti, poi, è un plagio dei sentimenti. Cara scimmietta, chiunque tu sia. Sono certo che tu possa aspirare a qualcosa di meglio, di più originale o, per lo meno, di più discreto.
Ci si deve impegnare a crescere una pecora nera, per rimanere in ambito zoologico, perché l’idiozia viene alimentata anche a livello istituzionale.
Da non molto sono stati rimossi i lucchetti a Ponte Milvio, non prima di averne discusso in giunta comunale però con il regista del capolavoro causa della consuetudine.
Come sei papá!
Ma bello questo post!
E’ che il virgulto in erba deve imparare, dagli tempo.
C’è sempre la possibilità che resti un cretino, te lo concedo.
Chissà, magari a lui scimmietta sarà sembrato un nomignolo tenerissimo, non andare ad aggiungere la virgola, dai, lascialo così.
Comunque è capitato anche me, una volta sotto casa e un’altra sul retro di un cartellone pubblicitario, quest’ultima scritta è rimasta lì per anni, poi il cartellone è stato rimosso, mi è quasi dispiaciuto!
E’ vero, come sei papà!
Io stamane facevo la gimkana tra sedicenni limonosissimi nei corridoi mentre io dovevo fotocopiar verifiche. Ah, sì. Chiamassero ancora scimmietta me. 😉 O topolina, o pinocchio e me lo venissero a scrivere sul cemento piovoso oggi. (Mio padre direbbe la stessa, lo so)
a me non è mai stata dedicata nessuna scritta a caratteri cubitali… mi devo preoccupare?
Caro Plus, pensa che c’è un paesino qui, in provincia di MN dove è uso e consuetudine scrivere davanti alla casa della ragazza da corteggiare, frasi del genere. Qualche anno fa andando a trovare un collega, proprio a Belforte, imbocco la via principale ed inizio a leggere tutte ‘ste scritte con colori fluo sull’asfalto. “Ti amo”, la più gettonata. Seguono “senza di te la vita non ha senso” (detta da un adolescente mi fa rabbrividire), “sei una gnocca infinita” ( !!! ), “sei la mia vita”… e via dicendo. Non ricordo di avere letto scritte oscene… tantomeno di avere letto di “scimmiette”. Povero. Povero il babbo della ragazzina in questione, perchè qualche pensiero in più ora ce l’avrà 🙂
Non per difendere il sedicenne, ma mica è colpa sua se l’amata ha evidenti problemi di peli superflui..
ps applausi per il post