La nostra foto era rimasta sul comò oltre il tempo regolamentare, anche se si vedeva poco e poteva essere scambiata per una burla. Una foto di noi ripresi da lontano, fermi e immobili in miniatura e inseriti in una cornice poco più grande di un francobollo. Sembrava che tutti se ne fossero dimenticati. In realtà se uno non badava ai soggetti che non avevano più ragione di essere celebrati così, per mano con una spiaggia e il mare grigio alle spalle, era l’idea in sé a essere geniale. Ricordi minuscoli che possono anche rimanere tali, piccolezze che vanno oltre i sentimenti e i sentimentalismi, quisquilie prive di spessore nonché di contorno, ma di forte impatto estetico per quelli che usano humour e ironia. Sottile quando il formato di stampa stesso. Ma poteva essere anche troppo vista da fuori. Quando subentri in una coppia che coppia non è più non solo vuoi prendere il posto quello grande e più ingombrante, delle vite altrui. Vuoi anche importi negli spazi angusti dove risulteresti scomodo, ma attenzione perché magari hai troppi capelli rispetto al tuo placeholder e i ricci possono fuoriuscire dal porta-fotografia, soffiati via dal vento che fa socchiudere gli occhi per la sabbia e proprio così era andata, in quella foto. Fino a quando un giorno la miniatura è diventata una gigantografia per le vite vissute a fianco, l’iper-realtà pretestuosa di cose che non potevano più andare avanti tanto che a quei tre o quattro centimetri quadrati potevano essere imputati tutti i mali del mondo e il perché di non riuscire a volersi ancora, a pensare ai mesi dopo e quelli a venire e alle scelte più opportune. Così quel poco che era l’unica cosa ad essere rimasta di una vita precedente ha vinto su progetti apparentemente ben più ponderati, come un foro delle dimensioni di una cruna di un ago riesce a mandare a terra il pneumatico di un autoarticolato di quelli che si vedono nei film americani mentre inseguono automobilisti che ragionano in miglia all’ora dall’est all’ovest, senza via di scampo. E la parte amara di questa storia di minimi dettagli che da distante nemmeno si vedono con la lente di ingrandimento è stata che una sera, insieme alle tende fatte con pochi soldi di stoffa, se ne era andata anche quella pulce di soprammobile, la foto di due creature del sottobosco la cui unione non esisteva più e non poteva fare del male a nessuno e che, considerando il resto degli oggetti su quel comò, era il ricordo che raccoglieva meno polvere di tutti.
A really great short story. A very good night to you 🙂
Non so che dire, questo post è vibrante, lo sento tanto intimo per commentarlo.
Ma voglio dirti che sinceramente penso che tu abbia un grandissimo talento.
Complimenti di cuore.
questo commento lo stampo e me lo incornicio 🙂
Ultimamente ho maturato questa convinzione: i ricordi dovrebbero durare lo spazio di un sorriso (perché attaccarsi al passato è pericoloso, spesso inutile e soprattutto ci distrae dal presente). La tua minicornice è perfetta per contenere quel sorriso.
Bel post. Complimenti.
grazie. Ovviamente è una storia vera, tutta in miniatura.