chi l’ha visto

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Se sei ancora come quando ci si vedeva di più, e cioè se riesci ancora a sfuggire a tutto e a tutti e quindi in realtà non è che ci si vedesse di più perché involontariamente o no facevi di tutto per non renderti localizzabile. Se sei ancora così lanciando una ricerca su Google con il tuo nome e cognome i risultati dovrebbero essere pochi. Ma non è così, in realtà sono praticamente nulli. Zero. Risulti solo di striscio in un flyer in pdf come venditore di abbigliamento tradizionale thai in un mercatino tematico e temporaneo e oramai terminato perché organizzato il Natale scorso, quindi nemmeno lì potrei rintracciarti.

E infatti mi piacerebbe proprio rintracciarti ma tranquillo, non voglio metterti in allarme, non è successo niente. È che oggi che la rete ci fa sentire onnipotenti, il fatto che qualcuno si sottragga alla presenza elettronica è causa di frustrazione per noi che siamo abituati a guglare chiunque e in zero virgola undici secondi di media sappiamo che faccia ha questo signor chiunque e dove vive e se è invecchiato male oppure no. Così quando qualcuno sfugge al nostro controllo, nostro di tutti quelli che hanno almeno una finestra di browser attiva, preferiamo ammettere che forse l’oggetto della ricerca non è più tra noi piuttosto di accettare il fatto che non possieda nemmeno un profilo su Facebook. E solo per questo motivo vorrei sapere dove sei e cosa fai in questo momento per avere la certezza che va tutto bene.

Così ho pensato di rendere pubblici alcuni tuoi dati in tua vece, così tutti quelli che ti conoscono come me possono avere qualche possibilità in più di mettersi in contatto con te. Tu che durante l’estate tra la seconda e terza media non so ancora cosa ti fosse potuto succedere ma eri diventato improvvisamente adulto. C’eravamo lasciati a giugno con quella faccia di transizione che viene a tutti e che non si sa dove ti farà approdare e quei vestiti da babbionelli anni 70 e ti eri ripresentato a settembre con la barba, i jeans scoloriti e una maglietta provocatoria.

Poi avevi scelto di frequentare le superiori in un istituto agrario che era fuori, anche quella una cosa da grandi, e la prima volta che ci eravamo incontrati di lì a poco mi avevi fatto qualche allusione che non avevo capito subito e alla quale sono arrivato dopo. Volevi farmi capire che, a seguito di una meticolosa documentazione, avevi provato delle sostanze illegali. Poi qualche anno più tardi eri stato in ospedale per una cosa che non avevo capito cosa fosse ma che sapevo rientrasse tra le conseguenze di chi sbevazza di gusto. Poi l’università e lì hai iniziato a occuparti di artigianato, cosine in legno e in argilla, lampade e vari oggetti e a partecipare ai mercatini dei fricchettoni. Ricordo che avevi un Transit azzurro e che forse ci abitavi pure. C’è stato un periodo in cui però era ancora facile contattarti, avevi pure il cellulare vista la vita nomade che conducevi, e durante il quale mi rivolgevo a te quando avevo bisogno di fare un regalo originale, arte povera, perché ero certo che le tue produzioni erano davvero singolari.

A quel punto c’è stato lo stacco, un buio di vent’anni almeno in cui ti ho visto appena due volte. La prima per caso nel marasma di una cittadina sarda invasa immeritatamente dal turismo giovanile che di sera si riversa tra una distesa di paccottiglia etnica ideale per millantare agli amici viaggi esotici mai fatti. Eri lì in mezzo e non eri cambiato, sempre con quell’espressione da Gaetano Bresci e i baffi da carbonaro pronto a mettere a ferro e fuoco il sistema. La seconda sempre per caso nella nostra comune città di origine, entrambi al fianco di donne che sembravano essere quelle per sempre, la mia almeno. Ecco, da oggi chiunque farà una ricerca su Google inserendo come parole chiave cose tipo Transit azzurro, fricchettone, baffi da anarchico insurrezionalista e mercatino dell’artigianato forse arriverà su questa pagina che fungerà da collettore di interessati che ti conoscono e che potranno scrivere qui in calce qualche informazione su di te, dare fine al tuo anonimato sul web, tranquillizzare un amico.

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