Quelli non proprio ricchi, quelli che hanno una casa per le vacanze ma solo perché è la vecchia casa in campagna dei bisnonni, dove ci finisce tutto ciò che nella casa di città non trova più posto. Le cose vecchie, magari rotte e poi aggiustate. I doppioni e le seconde scelte, adatte per la seconda casa. A meno di non avere risorse tali da potersi permettere la massima qualità e il comfort ovunque, e c’è gente che può farlo. Ci si trovano quindi vestiti, lenzuola e coperte, stoviglie, mobili e mobiletti, elettrodomestici che, pur trasferendo un legittimo senso di provvisorietà, finiscono per arredare in modo definitivo i locali in cui si trascorre qualche settimana all’anno o poco di più. Si tratta di cose che con il tempo si impregnano dell’odore di quegli ambienti paralleli alle nostre vite, e se provate a promuovere alla massima divisione questi oggetti di serie B difficilmente lo perderanno, anche in senso lato. Una volta avevo portato in città la mia bicicletta che, per motivi di sicurezza stradale, utilizzavo solo in campagna, ma è successo una volta sola. Sembrava fuori dal suo ambiente, costretta a percorrere asfalto urbano anziché terra battuta mista a pavimentazione rurale. Poi un teppistello mi aveva pure fregato lo specchietto retrovisore, e a dirla tutta non mi trovavo nemmeno così a mio agio nel traffico con quel mezzo a due ruote pensato per il fuoristrada. Ma il caso più eclatante di beni di risulta che di certo non miglioravano l’esperienza di villeggiatura era la tv. La tv della seconda casa, la tv di riserva, era una Magnadyne portatile arancione che oggi fa la sua bella figura con il suo design anni 70 a casa mia, e se non fosse per colpa del digitale terrestre funzionerebbe ancora. Su quel televisore in bianco e nero e a 4 programmi ho assistito a tutti i principali eventi estivi della mia infanzia, a partire dalle olimpiadi e i mondiali di calcio anche se l’estate per me era principalmente all’aria aperta, e a parte qualche appuntamento obbligatorio con cartoni e telefilm trasmessi all’ora di cena la sfruttavo solo nei giorni di pioggia. E da quella scatola arancione sono passate anche le notizie di cronaca, che a cavallo tra i 70 e gli 80 non erano mai piacevoli. Nemmeno in estate c’era un po’ di tregua.
Anche nella casa di montagna dei miei nonni c’era quel televisore, arancione pure il loro, con l’antenna che gli spuntava dalla testa, ma non su quella ho visto le immagini del 2 agosto. Avevo 10 anni, abbastanza per capire che qualcosa di terribile era accaduto, abbastanza per sapere che non doveva accadere.