il villaggio e il globale

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Nascere e crescere in un piccola città di provincia ti fa pensare che tutto il mondo è piccolo così, il cardine e il decumano che si incrociano e quei pochi isolati che formano il centro e spostandoti a piedi ti sposti ovunque, che poi ti trovi a Manhattan e pensi di fare lo stesso e ci riesci anche ma non è la stessa cosa, arrivi a sera e ti meriti un pediluvio, altro che localini e New York by night. Allo stesso modo ma in scala diversa, se sei abituato alle grandi distese canadesi e qualche centinaio di chilometri al dì per te sono bazzeccole – è una storia vera – succede che un dittatore libico lancia un paio di missili su Lampedusa e così chiami i tuoi parenti in Piemonte, Italy,  per accertarti che vada tutto bene e che i missili su Lampedusa non abbiano scalfito le Alpi.

A me però fa sorridere di più il primo caso, che poi è anche il mio, avere le radici ai margini che ti nutrono dentro il modello locale applicato su grande scala, come quell’insegnante di campagna che ci raccontava che al suo paese c’è un fiume, un affluente del Po, e che ha da sempre importanza strategica tanto che fiume, nel suo dialetto, si dice come il nome proprio di quel corso d’acqua e così se sei a Londra, per dire, e vuoi condividere con il tuo compagno di viaggio che quello che c’è sotto il Ponte di Londra è un bel fiume chiami il Tamigi con lo stesso nome dell’affluente del Po in cui vai a pescare le trote. O se parli con forestieri gli indichi strade e frazioni come se in tutta Italia si studiasse in geografia la toponomastica di un borgo di qualche migliaio di anime, per di più di scarso rilievo economico e turistico.

Ma la gente lì è molto concentrata su quello che accade tra il cardine e il decumano che si incrociano e quei pochi isolati che formano il centro, ci sono quelli che acquistano entrambi i quotidiani locali – che ovviamente riportano quotidianamente le stesse notizie e spesso con gli stessi titoli – per tenersi aggiornati, soprattutto in cronaca nera o fattacci brutti, e dal loro punto di vista nel resto del mondo funziona così. Così quelli che abitano lì sono addirittura più informati dei loro figli su quello che accade a livello locale anche nelle piccole città distanti dalla loro in cui i figli si sono trasferiti, perché poi a occuparti di cose minuscole alla fine acquisisci la forma mentis e magari non sai come si chiama il Ministro dell’Istruzione o quanto era lo spread stamattina e non ti curi di politica internazionale ma se nell’asilo della cittadina lombarda vicino a quella dove abita tuo figlio hanno medicato una decina di bambini per l’eccessivo caldo o se crolla una casa a qualche centinaio di metri da lui è meglio subito sincerarsi che tutti stiano bene. I genitori chiamano i figli lontani e li mettono al corrente di quello che è successo con più dettagli di un Tg, calcando la mano sui punti più crudi, e ai figli conviene stare al gioco. Ma non avete sentito niente, ti chiedono. Grazie mamma non lo sapevo, ma a dire la verità stanotte mi hanno svegliato delle ambulanze passare e forse era appena successo. Ecco, le sirene spiegate di notte, la cronaca in diretta, il particolare in più e l’accondiscendenza. Basta poco per dare soddisfazione ai genitori anziani.

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