la vita in diretta

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Il sistema di consumi che ci persuade circa l’adeguata agenda di acquisti da smarcare, con tanto di priorità relative e assolute e piano di finanziamento, è un modello dinamico che include o espelle per comprovata obsolescenza sempre nuovi elementi. Un carrello comunque costantemente pieno fino all’orlo che oggi comprende cose che vanno da un piano tariffario Internet per smartphone al cardiofrequenzimetro passando per l’automobile ecofuel, l’abbonamento all inclusive a Virgin Active, la web tv, il manuale di istruzioni sulla dieta Dukan, qualche coupon dei brand di acquisto collettivo da lasciar scadere per manifesta impossibilità di utilizzo e le unghie tutte pitturate e intarsiate. Mi chiedo quando per esempio sia caduto in disgrazia il business della videochiamata tramite cellulari e me lo chiedo perché ho riesumato un vecchio dispositivo mobile – vecchio ma in grado di rispondere alle funzioni per le quali è stato progettato ovvero chiamare e inviare sms, ricevere chiamate e sms – la cui (perdonatemi il termine) interfaccia utente mette in bella mostra il pulsante “videochiama”, una caratteristica che fa sorridere oramai che la moda è passata tanto quanto il relativo spot e testimonial annessi. Insomma, telefonare mettendoci la faccia non piace a nessuno, non puoi nemmeno mentire su dove ti trovi o metterti le dite nel naso se l’interlocutore ti annoia. Ma scommetto che c’è un marchio, lo stesso che ha rilanciato alla grande il tablet dopo che la prima ondata di produzione aveva dato profitti disastrosi, che è pronto in qualche modo a farci tornare indispensabile questo mix di comunicazione personale da remoto ma vis a vis, imbellettandola un po’ e facendola passare per una cosa che ci fa sentire ancora più fighi.

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