La regola numero uno dovrebbe essere che se ritieni di aver scritto un commento carino a qualcuno o qualcosa o una risposta ilare a un tweet, quando incontri il diretto interessato – ed è una cosa che capita perché le trame del socialnetworking non si dipanano solamente ai quattro cantoni del pianeta ma capita altresì che a essere in contatto con te sia tua cognata, l’ex fidanzata, uno con cui hai condiviso il palco in un pugno di concerti o il tuo dirimpettaio di scrivania in ufficio – se non noti reazioni emotive quali uno scompisciamento dalla risate o più banalmente la questione inerente lo scambio pubblico di battute non viene trattata nei primi minuti della conversazione, è molto probabile che il cerchio non si sia ancora chiuso e il destinatario del tuo sforzo creativo non si sia ancora collegato. “Hai letto il mio commento su Facebook a quello che hai scritto riguardo a” è una cosa che quando la sento tra due persone mi vien da sprofondare perché è il dialogo in differita che smaschera il grande limite dei dialoghi virtuali e corali, il livello di imbarazzo è secondo solo alla richiesta dell’indice di gradimento altrui dopo un rapporto intimo. È bene che i piani se ne stiano ciascuno a casa propria, riprendere a voce pensieri già espressi nero su bianco ne depotenzia la carica quasi quanto spiegare una barzelletta, a maggior ragione se ha fatto ridere. Dicono che la ripetizione plurima delle cose è sinonimo di insicurezza. Allora mi fermo qui, tanto avete capito vero?
Forte e chiaro. Ci vedo anche una forma di narcisismo e io dei narcisisti c’ho un po’ paura…
Hai perfettamente reso l’idea.
Oh yes.
già, sono deleteri