a due a due

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Erano figlie di amici di famiglia, così quando i loro genitori mi proposero come lavoretto estivo di prepararle per l’esame di riparazione i miei genitori acconsentirono per me rilanciando che l’avrei fatto gratuitamente vista l’amicizia che li legava, senza nemmeno chiedermi un parere circa quella offerta speciale. Non solo due gemelle al prezzo di uno, ma pure gratis. Aggiungete il fatto che quella era l’estate della maturità e che avrei fatto tutt’altro che lavorare ed è facile immaginare la voglia con cui avrei approcciato quello che più che un mestiere sarebbe stata una missione. Perché di materie a settembre le due ragazze ne portavano ben tre a testa e tutte belle toste per il passaggio dalla seconda alla terza scientifico, oltre a latino non ricordo quali fossero le altre, forse scienze e addirittura matematica. Ma si era sparsa la voce della mia attitudine alla lingua latina, voce quanto mai infondata, oddio me la cavavo molto bene ma solo perché a mia volta ero stato rimandato in seconda e da quell’estate il latino mi era entrato dentro, anzi me lo aveva fatto piacere su misura una prof del classico davvero molto brava (e carina, forse anche questo dettaglio aveva avuto la sua importanza).

Ma non avevo nessuna esperienza in lezioni private né sapevo se sarei stato tagliato per insegnare qualcosa che neppure io sapevo di sapere, cioè finché si tratta di applicare regole e la grammatica c’è solo un modo e di lì non si scappa. Ma nelle traduzioni dal latino, come da qualsiasi altra lingua, sapete meglio di me che più che conoscere bene l’altra lingua è importante sapere l’italiano, per rendere i brani in una lingua attuale e comprensibile pur rimanendo ligi a quello che l’autore vuole dire. E da questo punto di vista vi confesso che pensavo di non saper da dove iniziare, perché non si può scardinare l’intelletto di un alunno – figuriamoci due – e riprogrammare il sistema di decoding. Ma con gli scrupoli viaggiavo alto, molto alto, perché già dal primo incontro fu chiaro che sarebbe stata un’impresa disperata tale era il livello di preparazione delle due gemelle. Non solo. Alla terza o quarta lezione – ci incontravamo almeno due volte la settimana – realizzai che nessuna delle due avrebbe mai fatto uno degli esercizi che sceglievo accuratamente per loro.

Il quadro che si prospettava non era dei migliori. Gli amici dei miei genitori confidavano in me e nell’influenza che secondo loro avrei potuto avere sulle loro figlie, ma le cose non andavano affatto così. Chiedevo consigli su quale metodo avrei potuto usare con le mie alunne, mi facevo mille problemi pensando che la colpa fosse solo mia, mentre l’unico sollievo era quello della gratuità della prestazione che stavo svolgendo, per lo meno non avevo il senso di colpa di farmi pagare per un obiettivo che non sarei mai riuscito a raggiungere. In più, l’estate della maturità è quella in cui se ne fanno di ogni proprio perché è l’ultima di un ciclo, o la prima di uno nuovo e questo non l’ho mai capito, e quindi mi capitava di non essere proprio in formissima in occasione dei nostri incontri, ci siamo capiti.

Così ai primi di agosto decisi di mollare il colpo, ma lo dissi alle due gemelle pregando loro di mettere al corrente i genitori della mia decisione. Giustificai a la mia scelta con i reali argomenti e fui il più sincero possibile. Se non trovate mai il tempo per eseguire gli esercizi che vi do, dissi più o meno così, per me è impossibile portare a termine un programma e assicurarvi una preparazione sufficiente. E avrei voluto chiudere la paternale dicendo che non erano altro che due capre ignoranti, svogliate e teste di cazzo, e che stavano prendendo per i fondelli i genitori i quali erano più che convinti che le due gemelle ce l’avrebbero fatta. Ma avevo diciott’anni, non quarantacinque, ed ero poco meno ignorante testa di cazzo e svogliato di loro, quindi le lasciai così e me ne andai finalmente in vacanza.

A settembre poi le due gemelle non si presentarono nemmeno agli esami, se non ricordo male la sera prima confessarono ai loro genitori che non erano preparate in nessuna delle materie. Cambiarono addirittura liceo, ce n’era uno in una cittadina a pochi chilometri che era notoriamente più abbordabile. Mi venne però richiesto di seguirle nel percorso scolastico già dall’inizio del nuovo anno, di esercitare una sorta di tutoring nei loro confronti questa a volta a pagamento. Ovviamente me ne guardai bene, in fondo mi vergognavo a morte di essere fuggito di fronte alle mie responsabilità. Ma il fatto che mi fosse stata rinnovata la proposta significava che qualcuno mi aveva coperto, in qualche modo. Non ho mai chiesto né chi e né cosa fosse accaduto, né se semplicemente ero stato io quello che, in tutta questa storia, si era preoccupato di più.

4 pensieri su “a due a due

  1. Al bando i sensi di colpa. Tra la seconda e la terza liceo, se davvero vuoi recuperare tre materie, non mandi mamma e babbo a salvarti tramite amici… L’estate dei diciott’anni non va passata a studiare per qualcun altro. Hai fatto bene!

  2. due c’è in più di due titoli, e comunque non erano niente di che ma erano comunque troppo piccole, a diciott’anni si punta dai diciotto in su

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