Sto per estrarre la ricetta del mio medico dalla borsa e affidarla all’anziana farmacista che mi sta servendo quando il suo collega altrettanto anziano, che probabilmente è suo marito, sbuca dal retro con in mano due confezioni di pastiglie per l’ipertensione e le poggia sul bancone per incartarle, proprio in corrispondenza del borsellino aperto della giovane donna al mio fianco che fino a pochi istanti fa mi precedeva nella fila in attesa, il tutto in barba alla privacy ma la bottega è oltremodo old fashioned, in linea con i gestori, ma a una farmacia non si richiede di essere sempre trendy e rinnovare il proprio arredamento. Anzi, quando entro in esercizi in cui il tempo sembra essersi fermato mi sento più propenso all’acquisto. Questo per dire che il bancone è piuttosto stretto, e quando sono in due a servire come ora è inevitabile essere coinvolti nei problemi di salute altrui. Ma non è questo il punto.
La donna al mio fianco sta acquistando lo stesso medicinale nella stessa quantità indicata dalla prescrizione che ho appena sottoposto alla farmacista. E infatti quando la farmacista rientra e mi consegna le confezioni, io e la cliente ci guardiamo un po’ imbarazzati dalla coincidenza e da una sensazione che mascheriamo reciprocamente con il sollievo del soffrire di un problema di salute piuttosto comune come la pressione alta, avrete presente la massima sul mezzo gaudio, insomma gli acciacchi ce li abbiamo tutti.
La coppia dietro il bancone si sente autorizzata così a infrangere con zelo quei pochi cocci di riservatezza rimasti chiedendo a entrambi se non preferiamo il generico al farmaco richiesto, e il caso vuole che da questa parte rispondiamo allo stesso modo, probabilmente i rispettivi medici ci hanno detto la stessa cosa e cioè che trattandosi di agenti per la pressione non è detto che i medicinali abbiano la stessa intensità dei generici, e dicendolo ci convinciamo a vicenda.
E a quel punto lei che ha già pagato si avvia e io per fortuna sono ancora in attesa del resto, dico per fortuna perché altrimenti ci saremmo dovuti accompagnare insieme all’uscita e sarebbe stato troppo. Perché, in aggiunta a tutto ciò, c’è il fatto che oggi sia il mio compleanno, quel giorno in cui ci si sente un anno più vecchi e blablabla, e così ho pensato subito a come è cinica la vita se a sedici anni gli incontri fortuiti accadono perché tu e lei state scegliendo lo stesso disco dei Cure e alla mia età, che non vi rivelo quale sia, ci si incontra a causa della pressione alta e la cura è ancora la stessa per entrambi.
ah ah ah!!!
comunque, auguri in ritardo… 😉
La scadenza era alle 24, quindi ritardo ammesso 🙂