Una bibliotecaria spinge il carrello colmo di volumi e riviste da riordinare secondo il sistema di archiviazione che conoscono solo gli addetti ai lavori. Il corridoio è lungo, per questo esistono i carrelli grazie ai quali gli operatori non sono più costretti a portare tomi pesanti in mano tra gli scaffali. Al suo fianco c’è la sua responsabile, che le sta dicendo che non c’è problema, può scegliere di assentarsi quando preferisce. Alla bibliotecaria così si riempiono gli occhi di lacrime, quel momento in cui sembra formarsi una patina di gelatina sulle pupille e l’abilità sta nel riuscire a controllarne la tracimazione. Un millesimo di debolezza in più e cola tutto, un millesimo di tenacia e la patina resta lì come una lente a contatto che avvolge tutta la superficie in attesa del successivo battito delle palpebre. Ma la bibliotecaria tarda un secondo di troppo nell’abbassare la testa e il riflesso della preziosa lampada al soffitto su quelle lacrime ancora in potenza è decisivo. La sua responsabile si accorge del terremoto interiore che si sta consumando al suo fianco e si ferma e fa fermare anche lei. Ti va di prendere un caffè, le chiede. Ma la bibliotecaria ormai è una veterana della sofferenza e riesce a tenere tutto quel fluido al suo posto. Le è sufficiente ruotare il volto di qualche grado dalla parte opposta di quella che oltre ad essere la sua responsabile vorrebbe essere anche un’amica. Un movimento che viene frainteso e il cammino riparte, entrambe riprendono il loro percorso attraverso il lungo corridoio. No grazie, risponde la bibliotecaria, meglio di no. Lì le strade si dividono, la bibliotecaria si affretta verso uno scaffale laterale e la responsabile rientra nel suo ufficio, in fondo al corridoio.
Quale delle due ha un vero problema, l’oscura bibliotecaria che dialoga con Dewey e accarezza uno per uno i libri da riconsegnargli, oppure la responsabile chiusa in un ufficio e immersa in anonime pratiche amministrative lontano dagli scaffali e dalle creature immortali che li ospitano?
l’oscura bibliotecaria. La responsabile è anche amica ma in fondo per la bibliotecaria è sempre una responsabile.