Non so a voi, ma a me che si lanci da un palco come quello del concertone del primo maggio lo slogan “l’Europa ci chiede soldi, noi diamo musica” mi sembra enormemente inappropriato. L’ho sentito ieri in diretta – d’altronde pioveva e tutto sommato si tratta di una manifestazione a cui sono affezionato se non altro perché vi ho suonato anche io – e ne ho provato un immediato fastidio, poi sepolto, come si può leggere qui, da altri ben più rumorosi disagi. E poco fa ho riletto la stessa frase sulla home di un quotidiano come sintesi dei messaggi scaturiti dalla giornata di ieri, e a freddo ho capito perché l’ho sentito così fuori luogo. Intanto, e qui torno a ripetermi, dubito che l’Europa voglia la nostra musica, almeno quella che abbiamo ascoltato ieri nella prima parte dell’evento, che per fortuna ha preso una svolta più piacevole con la tripletta Caparezza – Subsonica – Almamegretta, a parte l’inqualificabile esibizione di Mannarino, che poi chi cazzo è Mannarino che suona nella parte più seguita del concerto. E spiace dirlo ma tutti quei gruppuscoli che si sono alternati, alcuni anche con pezzi in inglese, non costituiscono una moneta valida per uno scambio internazionale. Secondariamente, in un momento in cui dovremmo fornire risposte concrete e affidabilità, l’Europa ci chiede soldi in Euro e niente altro, più impegno e meno tarantelle. Quelle teniamocele per noi, anzi per voi, anzi avvisatemi quando avete finito di suonarle.
Per la prima volta in vita mia, a me è sembrato inappropriato il concerto. E non avrei mai pensato di dirlo.