corso vittorio emanuele, angolo via 25 aprile

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La coincidenza tra il percorso della manifestazione di ieri e i negozi aperti del centro ha dato vita a un curioso mix di persone nel tratto da Piazza San Babila fino in Duomo. I segmenti delle differenti rappresentanze identificati da bandiere e vessilli si sono mescolati a quelli che attraversavano la strada per passare da un Zara a un Foot Locker, mentre famiglie con fazzoletti rossi e cappellini della CGIL si affiancavano a ragazze alla moda con borse recanti il brand di catene di abbigliamento del calibro di Bershka e Mango Italia, oltre ai turisti stupiti dell’improvviso afflusso di persone e il resto dei passanti, ignari del fatto che in Italia c’è anche chi santifica le feste. Poi è successo che una tipa tutta griffata e appariscente che stanziava sotto i portici del Corso mi ha tagliato la strada per raggiungere una coppia di ragazzine in corteo poco distanti da me, si è piazzata davanti alla più carina delle due e le ha messo sotto il naso un biglietto da visita, chiedendole se le interessava lavorare in televisione. Ma la sua reazione mi ha riempito di gioia perché è sembrata sorpresa quanto me che ci fosse qualcuno dedito al casting femminile il 25 aprile e proprio nel corteo del 25 aprile. Malgrado ciò è stata prontissima a rispondere che no, non era interessata, ma con l’espressione allibita dal paradosso di cui era stata spettatrice. Non è stata però abbastanza pronta e coraggiosa da far notare alla cacciatrice di veline l’assurdità della sua proposta in un giorno di festa così denso di significati e così distanti dalla richiesta ricevuta e da tutto quello che rappresenta con gli improperi dovuti. Ci ha pensato un’amica che era con me a gridarle un po’ disapprovazione, ma nel frattempo l’infiltrata si era già volatilizzata nel suo nascondiglio, al riparo nel suo habitat fatto di negozi aperti e pieni di acquirenti. Ma lì, in quel punto del percorso, non c’era comunque partita, la superiorità numerica era fin troppo evidente. Io mi sono sentito tutto sommato protetto dal corteo. La ragazza al mio fianco, quella che ha corso il grave rischio di essere risucchiata nel gorgo della voglia di visibilità che è poi il vero male del secolo, non ha avuto invece bisogno di sentire l’appartenenza a qualcosa, sono certo che ha trovato tutta la sicurezza e la forza necessaria dentro di sé.

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