Avete presente, vero, quelle cose che siete abituati a vedere di continuo e vi appaiono così familiari che vi sembra superfluo prestare la dovuta attenzione. Un po’ perché non attirano la vostra curiosità o il desiderio di approfondimento, un po’ perché le trovate sempre allo stesso posto e così finite di non farci più caso perché tanto se un giorno vi viene la smania di capire esattamente di cosa si tratta sapete dove trovarle, le loro coordinate sono un dato di fatto.
Poi succede che giunge la loro occasione, perché un bel momento vi colpisce una caratteristica particolare tale per cui vi risulta anomalo il fatto che siano state poste proprio in quel punto, così diverse da tutti gli altri elementi con cui condividono una mensola, un cassetto, una cartellina, un ambiente qualsiasi.
In casa abbiamo anche noi, come tutti, suppongo, l’Archivio, quello con la A maiuscola, il repository in cui custodiamo tutti i documenti importanti. Un paio di faldoni, quelli con gli anelli, e dentro una serie di cartelline trasparenti con bollette, cedolini, rogito della casa eccetera. Si tratta di un contenitore che mia moglie ed io teniamo a portata di mano perché almeno due o tre volte alla settimana c’è qualche pezzo nuovo da archiviare, un dato da consultare, il codice cliente di qualche servizio da utilizzare per chiedere info al call center.
Così apriamo il faldone, anzi è mia moglie che lo consulta più frequentemente, è lei che tiene sotto controllo la parte amministrativa della famiglia. Da sempre sono questi i ruoli, a lei tutta la gestione e la burocrazia, a me l’intrattenimento della bambina, la preparazione della colazione ogni mattina, l’accudimento dei gatti lettiera compresa e il mantenimento di un blog. Ma quando lo consulta per trovare una informazione che le serve io sono quasi sempre lì a fianco a fare finta di capire di cosa ha bisogno e seguo con impegno la ricerca, raccoglitore dopo raccoglitore.
E tra un contratto dell’assicurazione e l’ultima dichiarazione dei redditi c’è, a memoria d’uomo, questo foglio color sabbia che ha tutta l’aria di essere un documento importante perché è compilato e stampato con un font da certificato d’altri tempi. Anzi, a dir la verità sembra uno di quei attestati farlocchi che puoi acquistare alle fiere di provincia, quelli che ti affibbiano una discendenza araldica a caso presa da un modello inventato da qualche faccendiere creativo. Ma, come scrivevo poc’anzi, è un documento che da sempre si trova lì a cui non ho mai dato troppa importanza. E poi, a dire la verità, una volta trovato il foglio e registrato il dato che ci occorre, il faldone torna nel cassetto, così la curiosità – che cresce di consultazione in consultazione – di sapere di cosa si tratta quella specie di pergamena è rimandata alla volta successiva, ma poi mi dimentico di controllare e la questione va avanti da un bel po’.
Fino a qualche giorno fa, quando finalmente ho avuto il faldone sottomano e mi sono ricordato di controllare, perché c’era qualcosa in quel papiro che non mi tornava. A dir la verità mi ero quasi convinto, a seguito di un’ipotesi che nel frattempo avevo maturato, che si trattasse di un diploma conseguito da mia moglie a seguito di uno dei corsi di aggiornamento e perfezionamento che il suo ruolo le impone. Ma poi, estratto l’oggetto della mia curiosità dalla plastica che lo conteneva, sono rimasto sbalordito.
Nessuna mappa del tesoro, bensì una specie di benefit dell’assicurazione sulla mia automobile che consiste in un sistema di ritrovamento del veicolo in caso di furto tramite satellite. L’iscrizione al servizio, e la relativa accettazione del contratto, è sancita da questo certificato che non stonerebbe incorniciato a fianco del mio diploma di laurea, con tanto di firma in calce del presidente, tanto è kitsch. Anzi, pardon, il Presidente. E di colpo la sensazione di essere stato promosso, anche se non riesco a capire a cosa. Con i migliori complimenti.
Aspetta, vuoi dire che riesci a tenere tutto ciò che c’è di burocratico in casa in soli 2 (dico due) faldoni? come è possibile?
buttiamo via spesso quello che non serve più