Gli avevano detto che è uno dei momenti più belli e, come ci si augura per tutti, era alla sua prima esperienza anche se al giorno oggi quando succede più di una volta non è una tragedia, anzi fare il bis è piuttosto comune, diciamo che è alla terza che comincia a diventare patologico. Gli era poi capitato di vedere numerosi reportage fotografici di questo tipo di eventi perché era già avanti con gli anni quando aveva deciso per il grande passo, era più grande di me e molti degli amici con cui era cresciuto si erano già sistemati, per così dire. E si era preoccupato del fatto che negli album di matrimonio, solitamente curati dalla componente femminile della coppia, componente non necessariamente coincidente con la moglie in sé, gli sposi sorridevano sempre. La donna generalmente aveva la facoltà di sciogliersi in commozione, di abbracciare i genitori e le amiche del cuore, ma nel resto degli scatti ostentava arcate dentarie perfette. Il marito nella foto standard rispondeva a tanta immacolatezza orale trafiggendo l’amata con sguardi dritti al cuore e a tutto il resto del corpo per poi librarsi lontano all’infinito di una vita per sempre in due con l’immancabile sorriso sulle labbra.
Lui non è che non fosse convinto di prendere in moglie la sua futura moglie, ma era uno di quei tipi che non si entusiasmano più di tanto, tendente al noioso. Non so se ho reso l’idea. Per di più si imbarazzava di fronte alle fotocamere, non sapeva mai come stare e come mettersi così finiva sempre con l’assumere espressioni innaturali venendo malissimo. Ma gli spiaceva dare l’idea di essere stato coinvolto suo malgrado in un progetto di vita non condiviso, le nozze sarebbero state anche la sua festa. Così chiese un consiglio agli amici, e il suggerimento avuto in cambio fu di sorridere sempre, non mollare mai l’espressione di felicità nemmeno un attimo, nemmeno di fronte al sindaco. Ma io non so sorridere per finta, provò a schermirsi il promesso sposo, al massimo riesco a sfoggiare un sorrisetto a metà. Un ghigno. Ma no, lo rassicurarono i fidati consiglieri, tira bene ai lati le labbra e resta fermo. Ecco. Così.
La cerimonia si tenne senza il minimo intoppo, la sposa pianse a lungo con mamma, papà e damigelle, e lo sposo restò immortalato in tutte le foto con la stessa identica espressione: al taglio della torta, durante il ballo, con gli amici di lei e i parenti lontani venuti apposta dalla Francia. Una mascella quadrata con un varco serrato da trentadue denti, per sua fortuna sani e dritti, campeggia in ognuno di quei ritratti. Tanto che, ogni volta in cui gli capita di soffermarcisi, ne aveva una in bella mostra anche sulla scrivania del suo ufficio da amministratore delegato prima di chiedere il divorzio, gli viene da sorridere. Ci prova, gli fa persino un po’ male la mandibola dallo sforzo, ma non c’è mai più riuscito.
odio gli album di nozze. al nostro matrimonio abbiamo dispensato a tutti macchinette usa e getta. ora le foto sono tutte ammucchiate in un cassetto, non abbiamo ancora avuto il tempo e la voglia dopo 5 anni di sistemarle! e per me tutto questo è un bene. odio tutto ciò che non è naturale, spontaneo. tutto ciò che viene fatto solo per una sorta di “costruzione della facciata”!
bellissima idea quella delle macchinette!
sì, bellissimo. ma alcuni parenti serpenti se le sono fregate e non ci hanno dato poi le foto scattate. eravamo solo in 40 e c’erano comunque dei parenti serpenti. mi immagino in un matrimonio di 100 persone quante macchinette possano sparire!
e non le avete reclamate? Si tratta comunque di un pezzo della postra storia, no?
ti spiego: intanto con gli anni abbiamo capito che con quei parenti è anche meglio non averci più nulla a che fare, perchè la vita è una sola e bisogna selezionare bene chi frequentare; ma poi siamo sicuri che si saranno fotografati a vicenda con quei 24 scatti a disposizione, e non avranno fotografato mai una volta noi.
non sarebbe male chiedere dettagli, però, se non altro per vederli arrampicarsi sugli specchi
poveri specchi, si frantumerebbero.