L’amicizia non è quella cosa che pensi ad un altro, ma è pensare a te stesso che non puoi fare a meno di quell’altro lì. E non l’ho trovato stampato nell’incarto di un cioccolatino, è proprio roba mia. Giuro. Non è possibile descrivere quello che vedi accadere tra persone che si vogliono bene, né archiviare una riflessione su questo argomento con una canzonetta, nemmeno “You’ve got a friend” di James Taylor, e questo vale anche per la versione degli Housemartins. Pensi di poter prendere una decisione per te stesso e poi ne parli con gli altri perché inevitabilmente l’aria che muovi spostandoti diventa vento forte e addensa nubi tutto intorno, tanto che chi vive là sotto potrebbe chiedersi chi è che fa il bello e il cattivo tempo. Allora pensi alle scelte personali ma è bene pensarci in due o più individui, perché no. Si fa un brainstorming. Ci si briffa. Un giorno di tanto tempo fa decisi in autonomia di cambiare scuola a metà anno, qualche mattina dopo il mio ritiro ufficiale andai all’uscita del liceo a salutare i compagni che rimasero sorpresi, non pensavano si trattasse di una cosa definitiva. Allora il mio vicino di banco e migliore amico, ci seguivamo l’un l’altro dalla prima media, dopo un po’ mi diede una lettera, che conservo ancora: almeno sei fogli scritti a penna in una busta rossa. Se ne avessi parlato con lui prima probabilmente avrei continuato e chissà quale sarebbe stato il corso della mia vita, ma non sapevo come si faceva. Non avevo letto il manuale operatore di gestione dei rapporti umani. Perché non sempre scegliere di restare comporta un sacrificio. Se la controparte ha la stessa devozione, c’è solo da guadagnare.
Bellissimo post, plus.
Lettere… Roba pregiata. Non sms che andranno perduti per sempre, ad un cambio scheda, un cambio operatore o un cambio telefono.
grazie!
Davvero. Sono secoli che non ne ricevo una scritta a mano.