Siamo in tanti e siamo tutti diversi, e per complicare le cose ogni giorno ci differenziamo anche dai noi stessi del giorno prima non perché siamo più vecchi di poche ore, ma perché indossiamo l’età che più ci si addice secondo fattori quali la stagione, il tempo fuori, quanto ci si sente riposati e l’ora a cui ci si è coricati. In questo i più piccoli sono veri fuoriclasse, ma non pensiate che noi adulti siamo da meno, è che sono loro, i bambini, che ci insegnano questo gioco delle parti nel senso di ruoli da interpretare con i genitori soprattutto. Perché con i coetanei occorre stare sempre all’erta e con gli adulti al di fuori della famiglia è troppo complicato farla franca, solo i più forti sopravvivono. Quindi i nostri figli regrediscono all’età prescolare se si sentono fuori fase, si chiudono a essere totalmente in balia di chi si prende cura di loro. Ma basta un pomeriggio di sole ed eccoli ritornati grandi, anzi di più, una spanna più alti di prima a dimostrare che per loro l’infanzia è una pratica già in scadenza. Così anche da grandi si cresce e decresce come un organetto dei disegni animati, un bel mattino si andrebbe tutti a tirare a canestro e quello dopo si indossano completi per convincersi meglio di essere più vecchi, appagati e sistemati, già “studiati” e con impiego quando c’è, e tutte le cose per cui ci si sbellicava dalle risate senza motivo e con le lacrime agli occhi quel giorno non si capiscono nemmeno più, anche se era uno scherzo meglio non pensarci, fare silenzio e mettersi il maglione marrone a rombi e la camicia.