prossima stazione

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Ero immerso nella lettura del Corriere quando è comparso dal nulla nella sua divisa bianca per chiedermi se scendevo alla prossima. Il Corriere mi arriva tutti i giorni a casa, sapete, sono abbonato, e da quando sono in pensione e soprattutto da quando la vecchiaia mi ha imposto tutti i limiti di mobilità, di pensiero e di curiosità stessa verso quello che dista più di un un grado di separazione dai legami di famiglia dedico alla lettura del quotidiano la maggior parte della giornata. Il resto non mi interessa, mia moglie che è più vitale di me è libera di fare quello che sente e continua a riprendermi sulla mia arrendevolezza ma davvero, sto bene qui così, a bearmi delle visite dei miei figli e dei miei nipoti ogni tanto, e a leggere quello che succede nel mondo. E quando mi si è avvicinato mi sono sorpreso come tutte le volte in cui qualcosa irrompe d’improvviso e mi costringe a sforzarmi su quello che ho intorno.

Ma ho capito subito, anzi proprio subito no. Come scusi?, gli ho detto. Scende alla prossima, vero? ha ribadito. Oh veramente no, gli ho risposto, ho ancora tante pagine da leggere, poi mia moglie è fuori a fare la spesa, non l’ho avvisata e potrebbe allarmarsi. E poi dopo pranzo dobbiamo accompagnare mio nipote a calcio quando esce da scuola, mia figlia lavora fuori e… Ecco, a quel punto ho capito perché ha estratto un tablet di ultima generazione, il che non mi ha sorpreso, si vede che Steve Jobs ha iniziato a lavorare di là. Ha estratto quel tablet e ha dato qualche ditata sullo schermo, mi ha guardato, ha sorriso, e mi ha confermato che non c’era nessun errore, era scritto lì, dovevo proprio scendere. Ah, non posso nemmeno avvertire mia moglie?, gli ho chiesto. Una telefonata? Posso almeno cambiarmi, sono vestito da casa, ho il tempo per indossare qualcosa di più elegante? Ma dentro di me sapevo già la risposta.

Ha messo via il tablet e ha fatto un cenno con le braccia aperte, un gesto inequivocabile. Mi spiace, purtroppo non è possibile, mi ha detto, sa come succede in questi frangenti. Certo, gli ho risposto. Peccato non salutare mio nipote, però, domenica aveva il primo incontro e ci teneva tanto che lo andassi a vedere. Guardi che potrà seguire comunque il suo esordio, ha aggiunto, anche se lui non la vedrà. Già, ho pensato, e gli ho anche detto che era carino da parte sua tranquillizzarmi, anche se dentro di me sapevo che non sarebbe stato possibile. Così mi sono alzato dalla poltrona, lui mi ha messo la mano sulla spalla e tutto si è fermato. Eccoci. Dopo di lei, prego.

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