l’astronauta

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Mia figlia e la sua compagna di classe/amichetta del cuore non riescono a parlare e camminare allo stesso tempo, finisce che loro sono davanti e le sento chiacchierare mentre imbocchiamo il vialetto pedonale che porta verso l’ingresso della scuola e se rallentano perché entrano nel vivo di una conversazione mi spiace dover ricordare loro che la prima campanella sta per suonare, perché corro il rischio di distrarle dall’argomento che stanno dibattendo. Stamattina si discorre di grandi progetti. “Mio padre dice che le donne non dovrebbero fare lavori come guidare i camion della spazzatura, proprio non ce le vede”, dice l’amica. “Perché? Non ci sono lavori da maschi o da femmina, ognuno può fare il lavoro che vuole”. Poi mia figlia si gira verso di me, e mi svela il segreto. “Lei vorrebbe fare la stilista di moda”, riferendosi all’amica.
Mica male, penso ad alta voce, e le chiedo se sia vero. “Sì, mi piace disegnare e cucire, una brava stilista deve sapere anche disegnare molto bene. La Matilda invece vuole fare la pasticciera”. Mia figlia le fa notare che il sogno della comune compagna di classe non è semplice da attuare, perché magari prepari i bon-bon, così li chiama, e poi ti cadono tutti mentre li sforni e devi rifarli da capo. Non capisco da chi abbia preso questo velato pessimismo cosmico. Quindi ci mette al corrente dei suoi piani. “Io ho tre possibilità: l’attrice, la maestra o la dentista. Così potresti venire da me a farti curare, e io con il trapano TRRRRRRRRR un dentino! TRRRRRRRRR un altro dentino! TRRRRRRRRR ancora un altro dentino!”. Le lascio intente in questa drammatizzazione di non so quale cartone animato, e mentre mi allontano resta il tempo per togliere un dubbio. “Ma tu hai scelto il lavoro che fai o volevi farlo davvero?” mi chiede la sua compagna di classe, e mi scappa da ridere perché formulata così la domanda lascia una finta alternativa di risposta. Ma forse la bambina ha ragione, non ci sarebbe stata via d’uscita. Non a caso ora, in cui la situazione è quella che è, sempre più precipitevole e apparentemente senza futuro, tento una proiezione ma non saprei proprio da dove ricominciare. Anche solo per raccogliere aneddoti, un minimo di prospettiva ci vuole, no?

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