Seguire il telegiornale di Enrico Mentana per me è un enorme sacrificio. Intanto perché così tanti anni sul libro paga di Berlusconi lasciano comunque una macchia sulla carriera di una persona a vita, e questo lo penso anche di quelli che un giorno presentano Zelig e la sera dopo sono sul palco a celebrare la vittoria di Pisapia.
Poi trovo ammorbante la struttura stessa del telegiornale de la7. I primi dieci minuti buoni vanno via con Mentana che fa il pippotto presentando la scaletta delle notizie della serata, imbastendo già un po’ di commenti e di facezie sui fatti del giorno. Che poi a me annoia tantissimo sentirlo parlare, mi immagino avere un professore così alla prima ora di lezione e già che il tg delle 20 è in una fascia molto a rischio, che dipende dalla giornata che hai avuto e da cosa hai preparato per cena. Finita l’introduzione rinforzata, ecco i titoli veri e propri, annunciati da Mentana. Sì, ancora lui. Per fortuna ci sono le immagini a corredo, ma sotto la voce è ancora sua che ripete la sintesi dell’introduzione precedente, e anche qui va via un altro paio di minuti. A quel punto finalmente inizia il telegiornale vero e proprio, condotto da Mentana. Ogni servizio, quelli che sono gia stati accennati due volte, viene introdotto una terza volta, quand’ecco che finalmente si entra nella notizia, l’unica oasi giornalistica della trasmissione in cui non si sente la voce di Mentana, pronto a chiudere però lo spazio di ogni argomento riprendendo il commentino di cui ha già dato un assaggio in apertura. Ma ecco la soluzione. Ho scoperto che la domenica è il giorno di riposo di Mentana, ho provato a seguire il telegiornale de la7 senza di lui e ho capito. Non è un problema di format.