Solo una nota: inutile dire che il clamore dello scivolone di Monti, che poi scivolone non è, mi fa sorridere perché siamo alle solite. Si prende la battuta e la si decontestualizza. E non venite a dirmi che sono di parte, che quando gli scagnozzi di quello che c’era prima speculavano filosoficamente sulle sue, di battute, era lo stesso identico modo di comportarsi che hanno quelli che, come me, minimizzano. “I giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, che monotonia un posto fisso per tutta la vita, è più bello cambiare e avere delle sfide, purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato, e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”. Queste sono le parole di Monti. Ora, la situazione la conosciamo tutti. In un mondo ideale uno fa il lavoro che vuole cambiando quando vuole, oggi a malapena se ne trova uno. Lo scenario ipotizzato nella frase incriminata necessita di una predisposizione alla flessibilità solo se consentita da come vanno le cose, nessuno dà dello sfigato – tanto per rimanere in tema di strumentalizzazione – a chi non trova alternative al proprio posto di lavoro che magari occupa da dieci anni, tantomeno trapela un dileggio a tutto il resto della popolazione occupata a progetto e a quella che il lavoro non ce l’ha. Quella frase condizionale introdotta dal purché spiega tutto quanto espresso prima. Ma il caso non avrebbe fatto altrettanto notizia, non sarebbe stato degno nemmeno di una sola nota.
sto con te
grande!