Al termine del match i tifosi si rovesciano fuori, la tensione tra gruppetti con vessilli differenti è alta come in ogni occasione in cui è la squadra ospite a vincere la partita e i supporter ebbri del risultato e della birra si sentono come conquistatori in una terra alla loro mercé. Se non fossero in netta minoranza e se non si trattasse di una partita di calcio con una compagine che è poco più di uno sparring partner. Ma il problema non si pone: i gruppi organizzati di ultras casalinghi non hanno nessuna intenzione di cercare la provocazione, in campo tutto si è svolto nel più sportivo dei modi con abbracci e scambi di magliette finali, i perdenti hanno accettato la superiorità dei vincitori e di conseguenza fuori la folla si disperde senza particolari ostacoli. Gli ospiti si dirigono verso la stazione che è a pochi passi dallo stadio, i padroni di casa si dirigono ai baretti delle vie intorno dove continueranno a scolarsi birra e panini con le acciughe e stabilire un continuum con quanto avvenuto sulla curva fino a pochi minuti prima.
Ancora all’interno dell’area del cancelli si nota un folto crocchio di cameraman nel loro consueto inventarsi stratagemmi per togliersi la visuale l’un l’altro e guadagnarsi il punto migliore per le riprese. In mezzo alla scena, tutti gli obiettivi sono puntati su di lui, c’è un noto cantautore di quelli già sul viale del tramonto, famoso per i suoi pezzi strappalacrime che hanno attraversato almeno tre generazioni. È un tifoso sfegatato della squadra vincitrice nonché assiduo frequentatore delle tribune anche in caso di trasferta. Si sta rivolgendo a un gruppetto di ragazzini locali, probabilmente suoi fan oppure giovani attirati dal profumo della celebrità, anche quando è ormai evaporato del tutto. Uno di questi si fa avanti, si toglie la sciarpa della sua squadra e gliela offre in omaggio. Il cantautore la indossa, si rammarica di non averne una per contraccambiare il gesto e stringe la mano dei tifosi avversari. “Mi spiace, non meritavate di perdere oggi, avete giocato col cuore, si vedeva, non meritavate di perdere”. E si vede che sono parole sincere, continua a stringere la mano e a scusarsi per la vittoria della sua squadra. “Non lo meritavate”, continua, “il risultato perfetto sarebbe stato un pareggio”. La sua squadra, candidata allo scudetto, ha rifilato due gol a zero agli ospitanti che lentamente stanno scivolando verso le zone basse della classifica, l’anticamera della serie B. Ma il cantautore, ora ha persino gli occhi lucidi, continua a dare pacche sulla spalla e a tentare di offrire consolazione. I cameraman a uno a uno spengono la loro attrezzatura e si allontanano per raccogliere qualche altra testimonianza, entro poche ore ci saranno tutti i servizi da montare.
Un pensiero su “che ci fai piangere abbracciati ancora”