Potremmo inventarci tutti i giorni in più che vogliamo e giocarceli come jolly ogni mattina in cui tu non hai voglia di andare a scuola perché ti annoi, quest’anno con le maestre ti è andata proprio male a partire da quella di matematica che si è inventata la proprietà distributiva dell’addizione e te l’ha fatta pure scrivere nel quadernone senza nemmeno un esempio, che uno dice che senso ha il nozionismo, peraltro di nozioni sbagliate, in terza elementare. Se sei d’accordo con me andrebbe a pennello proprio questa mattina, che coincide con l’ennesima fase conclusiva sempre uguale di uno dei numerosi progetti da un po’ di tempo a questa parte. Riceviamo la richiesta, e anche se la consegna è dopo un paio di giorni per un lavoro che per farlo dignitosamente ci vorrebbe una settimana, va bene lo stesso. Ci sbattiamo in fretta e furia per recuperare il materiale da utilizzare, facciamo il preventivo, coinvolgiamo risorse esterne e poi, nemmeno ventiquattrore dopo arriva il fermi tutti, non se ne fa nulla, così hai comunque perso un pomeriggio a preparare il lavoro alla fine sfumato.
Quindi inventiamoli pure questi giorni strambi e sperimentiamo la nuova settimana. C’è il nientedì, che ne dici di cominciare con un nientedì? Si sta tutto il giorno in casa a farci gli indovinelli sui personaggi dei film e a preparare toast da mangiare a pranzo, merenda e cena. Poi lo spendidì, rompiamo il tuo salvadanaio e andiamo a comprarci un lettore mp3 nuovo da 16 giga, così non devo più cancellare album per farci stare le tue canzoni preferite. Non tutti gli spendidì, però, anzi meglio se lo spendidì lo facciamo cadere ogni tre settimane. Il fotodì invece lo passiamo ad appiccicare vecchi ritratti sui muri, metterli in fila come ho visto fare in quella casa di New York in cui sono stato ospite, dove c’erano composizioni artistiche di foto ma anche un topo che è rimasto in una trappola morto per tre o quattro giorni perché nessuno di quegli artisti delle foto aveva il coraggio di farlo sparire. Così una mattina ho preso trappola e topo morto e li ho gettati dalla finestra nel cortile dove c’erano i ragazzi afroamericani che giocavano a basket come nei film. Hanno sentito il tonfo ma non hanno capito per fortuna chi era stato l’autore del lancio. Il tettidì invece girelliamo per Milano con il naso all’insù tutto il giorno, sperando che non ci sia nebbia perché il tettidì è dedicato all’osservazione degli ultimi piani delle case, che spesso traboccano di piante e vegetazione come l’appartamento del professor Erasmus nella storia di Clorofilla. Il fantadì invece sarà il giorno delle invenzioni e dei voli con la mente. Guidi tu perché io non ce l’ho ancora quella patente lì, mi raccomando fai attenzione a dare la precedenza alle cose più strane, perché passano senza mai guardare chi arriva da una parte e dall’altra. A quel punto però un sabato e una domenica ci stanno, giusto per riposarci e per raccontare a tutti la settimana fantastica – in un senso e nell’altro – che abbiamo passato insieme. Chiami tu in ufficio per avvertire allora che non vado?
Noi abbiamo anche l’inventadì: ci mettiamo tutti e tre seduti, fin dalla mattina, ci inventiamo i personaggi e scriviamo le loro storie su un gran foglio di carta e poi li coloriamo tutti. Forse il tuo fantadì e il nostro inventadì sono lo stesso giorno: come il lunedì italiano e il monday inglese. Però, concordo, è una gran bella giornata. Molto meglio del merdadì, quello che è giusto finito alla mezzanotte di ieri.
Allora, lo dico chiaro: questo post deve avere un seguito. Te lo chiedo io, voglio un riepilogo chiaro e preciso, un elenco puntato ancora meglio, di questa fantasettimana che la voglio realizzare e prendere ad esempio.
Se manca qualche dì pensaci, pensiamoci.
Se poi vuoi farlo nei commenti, mi acconttenterò, ma vorrei un post.
che bello.