Il giorno in cui ti rubano in casa è un gran brutto giorno, anzi una gran brutta sera perché nel migliore dei casi te ne accorgi al rientro dal lavoro e non ti capaciti di come nessuno dei tuoi vicini non abbia sentito rumori così eclatanti come il vetro di una porta finestra infranto. Ma se vivete in uno dei numerosi paesi come quello in cui abito io è facile che tutti i vostri vicini, come voi, al momento del reato siano pressati su un mezzo di trasporto pubblico diretti verso il centro di Milano, o ad ascoltare in coda gli scherzi telefonici (già, nel 2012 si fanno ancora gli scherzi telefonici) in diretta su qualche network radiofonico commerciale.
Dicevo nel migliore dei casi, perché nel peggiore invece te ne accorgi al mattino e ringrazi il cielo di non esserti svegliato prima a meno che tu non sia una persona in grado di farti giustizia da te – e qui devo trattenermi dallo scrivere che si tratta di una tipologia di persone che invidio molto di questi tempi – e sia in grado di gestirti in autonomia la cosa. Che poi il consiglio che ti danno tutti, se il tuo appartamento si trova ai piani bassi, è di mettere l’antifurto, come se l’essere svegliati nel cuore della notte da un allarme fosse la soluzione. Sì, può essere un deterrente a terminare il lavoretto, ma a uno come me verrebbe un coccolone e, detto tra noi, il motto “uomo avvisato mezzo salvato” non mi si addice.
E per la povera gente come noi, come me, come la coppia di amiche la cui casa è stata visitata da ignoti un paio di giorni fa, il danno economico fortunatamente non è mai così rilevante. Il portatile, la macchina fotografica, l’oro se presente. In genere i ladri sanno distinguere perfettamente tra oggetti di valore e bigiotteria o argento, ma non sembrano essere molto aggiornati sulle nuove tecnologie tanto che non sono in grado di riconoscere accessori di tecnologia o di hi fi. Gli ultimi episodi di cui sono venuto a conoscenza, quello capitato a me un anno fa compreso, presentano analogie da questo punto di vista. Nel mio caso, non hanno preso il Microkorg che avevo lasciato collegato al pc che invece è sparito. Poi ho capito che, non essendo uno strumento acustico, non sarebbe comodo da utilizzare per le esibizioni in metropolitana, necessitando di un amplificatore. Anzi, da allora quando poi al termine della performance i musicisti mi si avvicinano per avere un compenso, mi viene spontaneo dire loro di restituirmi il portatile, prima. Poi però non lo faccio, esibisco il mio mezzo sorriso di ordinanza, scuoto il capo e mi rimetto a leggere.