A una parte di italiani e alla stampa prezzolata che a questa parte vuole dare voce, il presunto sbeffeggiamento pubblico di Sarkozy nei nostri confronti proprio non è andato giù, tanto che il declassamento e conseguente accorpamento della Francia nella categoria dei meno virtuosi suona quasi una resa dei conti degna di una prima pagina vendicativa o di un titolone sul mezzo gaudio da male comune. Ma sono certo che la A in meno ha costituito una fonte subdola di soddisfazione non solo per quello schieramento, vista la tradizionale quanto immotivata e infantile rivalità nei confronti dei nostri vicini. E peggio di essere surclassati economicamente (è proprio il caso di dirlo) dai francesi c’è solo la sconfitta in una partita di calcio tra le nazionali, magari nel corso di una competizione europea o mondiale, casistica che saluto invece con estremo gaudio dal mio profondo disprezzo per il business pallonaro, assai più oppiaceo di qualunque religione riconosciuta. Ma, tornando al casus belli, è chiaro che ad oggi sia per Atene che per Sparta non c’è motivo di essere sereni. E dopo il “ridi pagliaccio” del Giornale, speriamo che un qualsiasi quotidiano francese non debba uscire, un domani, con un veritiero “italiani, non vi resta che piangere”.