Qualche giorno fa, era ancora l’anno scorso, sono stati pubblicati i risultati di un’indagine secondo cui più del 50% delle aziende oggetto dello studio conferma di contattare e assumere personale tramite conoscenze dirette e non attraverso la scrematura dei curriculum dei candidati. Leggendo l’articolo in questione, anche se fanno sorridere le ricerche sul mondo del lavoro in un periodo in cui il mondo del lavoro assomiglia sempre più a un pianeta da day after, semi-deserto, privo di regole sociali e in preda alle più primitive leggi naturali, ho passato in rassegna la mia carriera in cui la percentuale di società da cui sono stato ingaggiato grazie al passaparola è del 100%. Mi è comunque capitato di essere contattato per colloqui avuti tramite risposta ad annuncio e qualcosa è sempre andato storto, o è stato meglio così, chi può dirlo. Ma da qualche tempo le opportunità di svolta sono praticamente pari a zero, vuoi per il momento storico, vuoi per la data di nascita indicata sul mio curriculum. Ed è qui che entra in gioco il fattore della conoscenza: il selezionatore legge che ho più di quarant’anni, lui ne ha la metà dei miei e avanti un altro, sapete meglio di me come funziona. I giovani, mi si perdoni il luogo comune, oltre a fraintendere la storia talvolta hanno un’idea tutta loro degli individui e della psicologia sociale, e non solo perché l’oggetto di questo pregiudizio è il sottoscritto. O forse il problema è che il mio curriculum, oramai così lungo e denso di esperienza, risulta incomprensibile ai più, fin troppo adatto, per non dire superfluo o rispondente in eccesso alla mansione per cui mi propongo. E se ci fosse un intermediario, sono certo che questo aspetto emergerebbe. In genere solo conoscendo una persona è possibile rendersi conto che un cervello appartenente al vecchio ordinamento costituisce un vantaggio, e non un costo fisso.
“un cervello appartenente al vecchio ordinamento costituisce un vantaggio”
standing ovation
e anche un po’ fuori corso, a dirla tutta
dettagli… ;D