secondo lavoro

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Una mattina finì il dentifricio, era già venuto il momento di ricomprarlo. Nella stessa sessione di igiene personale si esaurì il deodorante che già l’aveva trafugato a casa dei suoi che era mezzo consumato, un paio di spalmate sotto le ascelle ed era rimasta solo la plastica del tubetto che, spingendo sulla pelle sensibile, la irritava. Nella cassetta della posta la sera precedente aveva raccolto la prima bolletta della luce con i costi dell’allaccio della nuova utenza, per fortuna la scadenza per il pagamento sarebbe stata dieci giorni dopo. Un’eternità. Nel frattempo stava esaurendo il latte, anche quello da annotare nella lista della spesa da fare nel pomeriggio, al rientro dall’ufficio. E i sacchi della spazzatura, quelli sono fondamentali. Poi il doppione delle chiavi della nuova casa che aveva preso in affitto, poco più che un monolocale. Senza contare la pulizia del boiler della settimana scorsa, di sua competenza, e l’acquisto del futon da usare come letto, una cosuccia in confronto alle tre mensilità anticipate e la caparra versata al padrone di casa. E quella mattina, quella del dentifricio, da solo in un bagno minuscolo e freddo, dietro una tenda di plastica Ikea da doccia, non era nemmeno la metà del mese.

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