Si insegna così, ai bambini, ad andare in bici quando non imparano da soli. Se sono piccoli, molto piccoli, è difficile che apprendano in autonomia. Quindi occorre stare dietro di loro, una mano sul manubrio l’altra sulla spalla, di corsa per far prendere loro velocità. A me è successo quando mia figlia aveva quasi cinque anni, la bicicletta bassissima e io a dovermi piegare a terra dal mio metro e ottantasei. Avanti e indietro in una stradina al sicuro, avanti e indietro senza sosta, ma in un paio di giorni i bambini imparano. Fare i nodi invece è un’attività meno divertente, per loro e per noi. Non ha il fascino della vertigine dell’equilibrio, come pedalare. Poi occorre avere la mano già salda, e lì l’età non c’entra, io non ce l’ho a quarantaquattro anni senza contare che, nel caso dei lacci delle scarpe, l’esempio occorre mostrarlo specularmente. E per i grandi è molto, molto complesso. Ho imparato a leggere al contrario per raccontare i libri con la pagina e le illustrazioni rivolte a lei quando non potevo tenermela in braccio e leggere normalmente. Ma per insegnare ad allacciare le Clark tarocche misura 32, dove l’occhio c’entra marginalmente ma occorre la manualità, sono nel panico. Provo davanti, passo dopo passo, ma il risultato non è granché. Mi metto alle sue spalle e inizia la lezione, lei si annoia e io non vi dico, mi perdo in un bicchiere d’acqua. E cerco di ricordarmi come ho fatto io ad apprendere questa tecnica aliena ma chiedo troppo. Per oggi mettiamo ancora le scarpe con la chiusura in velcro, prima devo imparare a insegnare.
In bocca al lupo. Se vengo interrotto durante il nodo non riesco a riprendere, figuriamoci mostrarlo passo-passo.