effetto Newton

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Cose che cadono mentre le cose accadono, alcune senza peso, altre di una gravità inaudita. “Mi farò sentire in consiglio di amministrazione“, sbraita un Sales per strada riempiendo di sputi involontari il suo Blackberry a ogni consonante labiale, “sono pronto a fare i nomi di tutti quelli che non hanno mai collaborato al successo del team. Cadranno molte teste, di certo non la mia“. Ecco la metafora con morale annessa. Ogni azienda è un albero con tutte le sue parti, i tronchi belli solidi e le derivazioni con tutti i rami e rametti e foglie e frutti. Il mercato è un bimbo un po’ monello e grossolano, tipo Chubby delle Simpatiche Canaglie, che prima sbatacchia l’albero e le mele più mature vengono giù che è un piacere, e quello è fisiologico. Poi inizia ad arrampicarsi e inavvertitamente, a causa della sua mole, stacca anche quelle che sono ancora verdi, spezza i rami più deboli, fa cadere le foglie anche fuori stagione.

Il Sales è fermo e guarda una bizzarra scultura di pane in una vetrina; dall’ingresso a fianco il proprietario della rivendita accompagna a braccetto una signora anzianissima che cammina a malapena, e la aiuta a scendere l’alto gradino che porta al marciapiede. “Grazie, lei è gentilissimo, avevo paura di scivolare. Ci vediamo domani“. Il panettiere le risponde “Spero di rivederla sempre” che è un bell’augurio ma che suona paradossale per quel sempre, che aggiunge una stucchevole quanto inutile speranza di eternità in uno scenario già di per sé incerto.

Nel frattempo un’altra signora, qualche metro più avanti, a fatica procede con l’aiuto di una stampella azzurra, in mano ha un plico di documenti che inavvertitamente le vola a terra. Decine di fogli scritti in font di sistema e stampati in bianco e nero vanno a intralciare il cammino dei passanti. La signora in stampelle scoppia in lacrime, è chiaro che l’incidente è solo il punto di arrivo di una serie di eventi nefasti. Non si può chinare, così dalla rivendita di auto usate a fianco esce un uomo che con decisione le raccoglie tutto. Di corsa arriva anche un parente stretto, esce da una bottega nei pressi, qualcuno deve averlo avvertito. Probabilmente è il marito, e in un impeto di intimità con un fazzoletto le asciuga le lacrime che lei, da sola, non riesce a tamponare. Le mani di lei si tengono saldamente al supporto senza il quale finirebbe sul marciapiede, al posto dei suoi documenti che le sono stati riconsegnati un po’ malconci.

Gli ho mandato una mail, si vede che non la ha ancora letta, ma sono sicuro che fa finta di non sapere nulla”, continua il Sales che si è voltato incuriosito da quel carosello di insicurezze. Il proprietario dell’autosalone torna dentro, un cliente sta sognando se stesso a bordo di un macchinone di lusso tutto nero e lucido impugnando il volante come fanno i bambini quando i papà li fanno sedere al posto di guida. Richiamato dal negoziante, “si sporcano i tappetini“, esce dall’abitacolo ma si tocca la tasca dei pantaloni. Il cellulare, che si era sfilato per salire più agilmente su quella vettura sportiva, è caduto sotto il sedile. Mentre cerca di recuperarlo, e tutto intorno ci si spazientisce per la perdita di tempo condivisa, è facile rendersi conto che la spider non è un bene alla sua portata, e poi non gli somiglia affatto, fa di tutto per non lasciare le impronte delle mani sulla carrozzeria. Si capisce che non è a suo agio, probabilmente vedendola in vetrina passando di lì è solo caduto in tentazione e ha chiesto di provarla.

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