linguistica applicata

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Ogni tanto mi capita di trovarmi in mezzo a gente che limona più o meno appassionatamente. Non in mezzo nel senso fisico, chiaro, ma di trovarmeli davanti in momenti in cui meno me lo aspetto. La mattina presto nel sottopasso della stazione, in qualche anfratto delle vie meno battute del centro, sulle panchine del parco dopo il tramonto quando vado a correre, e trattandosi di un circuito, passo lì davanti più volte senza riuscire a farli scomporre. In questo caso non è un problema loro, bensì un problema mio. Sono amanti che cercano un po’ di privacy in posti pubblici, e io passo di lì. Così  faccio finta di nulla, controllo di avere il cellulare acceso, leggo manifesti che altrimenti passerebbero inosservati.

Ma talvolta la situazione è opposta: la coppia si bacia alla francese in luoghi aperti, nel centro del marciapiede ostruendo il passaggio, sui sedili della metro, sulla banchina della stazione. Non è che la vista mi dia fastidio, bensì il rumore. Quel biascichio che esala dall’immobile gruppo laocoontico di corpi impropriamente avvinghiati esposti a visitatori passivi, l’umana betoniera intenta a impastare saliva in orari comunemente dedicati al riconnettersi con la realtà, al rientro dopo una giornata di alienazione, o alla snervante attesa di qualcosa, in cui il sottofondo audio – non richiesto – ne accentua l’insostenibilità. In strada limonano giovani e meno giovani; per questo dovremmo ingegnarci a sfruttare le rotazioni linguali più focose con un connettore e una dinamo. Convertiamo l’energia cinetica e illuminiamo gli angoli bui del pianeta, quelli più battuti dalle coppie che si appartano, per godere dei vantaggi dell’energia alternativa.

2 pensieri su “linguistica applicata

  1. ahahahah!
    sei un mito 🙂

    Hai descritto alla perfezione la sensazione di inadeguatezza che sorge in quelle situazioni… inadeguatezza per noi, se non siamo graditi sulla scena, o inadeguatezza per loro, i quali hanno grande spirito esibizionistico…

    Un saluto!
    Notte!

    Paola

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