planetario

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C’è il sole ancora caldo dietro, mancano un paio d’ore al tramonto, e già la luna cerea nell’azzurro terso davanti. In mezzo ci siamo noi tre, con le nostre ombre lunghissime sulla terra, una misura record sul sentiero, se alzo il braccio tocco il limite del parco. Che combinazione: una stella, un pianeta e il suo satellite anche loro. Ma noi senza gerarchia alcuna, tutti nelle orbite altrui a girarci intorno giorno e notte, rotazioni e rivoluzioni. E quando ci incrociamo ci prendiamo in giro e scoppiamo a ridere. Hai le macchie! E tu sei tutto rosso. E allora tu hai montagne alte sulla superficie che sembrano brufoli. Il giorno è lo stesso per tutti, la notte pure. Seguiamo lo stesso ritmo, in fondo conviene per l’equilibrio individuale e comune. Siamo un sistema con la sua forza di gravità, un paio di gatti che ci fanno il solletico, qualche scocciatura di quelle che si risolveranno fuori, un giorno, ma non ci fanno perdere nemmeno un istante del nostro ciclo completo. Tante stagioni quante ci pare e piace: oggi era ancora estate, stasera è già inverno inoltrato, domani decideremo dopo la sveglia.

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