Fate molta attenzione prima di far vedere un cartone animato ai vostri pargoli. Lo so, non siete sprovveduti, e se è così converrete con me che spesso ci si trova di fronte a delle boiate pazzesche. Bambini e anziani sono la componente più indifesa del mercato, quella verso cui l’industria in senso lato non va tanto per il sottile nella creazione di prodotti dedicati, tantomeno in ambito entertainment. Un problema che, lato anziani, avevo già trattato qui (mi sento un po’ in imbarazzo a citare me stesso, ma meglio linkare che ripetere, che già lo faccio perché non ricordo quello che scrivo), mentre di riferimenti sul sistema che bada fin troppo a spese per il divertimento dei più giovani è pieno tutto questo spazio. Quindi mi limito a consigliarvi di stare alla larga da un paio di titoli che, facendo ordine nel mediaplayer che a casa mia fa le veci della tv, ho ranzato via dall’hard disk con enorme soddisfazione. Cartoni animati che mi sono procurato (diciamo così) per forza di inerzia più che per convicimento, ma che alla prima visione hanno suscitato il raccapriccio famigliare, nei grandi e (un po’ meno) nei piccini. Per finire nel dimenticaio dei sentimenti e la conseguente cancellazione dalla memoria fisica. Perché vi assicuro che non ho ancora visto nulla di peggio del branco di dinosauri parlanti e canterini, una serie di lungometraggi – oltremodo lunghi, probabilmente pensati per chi vuole sedare i figli per due ore con l’obiettivo di sbrigare più faccende possibili – e le loro storie ispirate alle dinamiche umane e moderne. Si tratta di minestroni kitsch mescolati a canzoni che, già demenziali ab origine, tradotte e (non) adattate alla lingua italiana e interpretate da questo o quello lucertolone preistorico, generano una sorta di musical iperglicemico in grado di causare distorsioni senza ritorno della realtà dei più piccoli. Perché un animale antropomorfo qualsiasi è, tutto sommato, credibile e piacevole. Un cucciolo di Triceratopo che affronta temi quali la solidarietà e l’amicizia con uno Stegosauro un po’ meno.
Dio o chi per esso vi protegga anche dai pinguini da Mtv, come li chiamo io, ovvero il film di animazione Happy Feet. Anche in questo caso non ne critico il messaggio, addirittura ecologista. Ma quei pinguini minacciati dall’uomo sanno haimé cantare, e cantano come i cantanti e le star del nuovo r’n’b made in Usa, si esprimono con gorgheggi e mossette alla Beyoncé (le pinguinesse), mentre i pinguini maschi imitano i macho che mescolano la cultura afro-americana con quella dei latinos statunitensi. Insomma, tutto quello che reggo di meno del pop d’oltreoceano. Ma nemmeno gli urlatori dell’antardide hanno potuto vincere una ferrea volontà di esercitare un Ctrl+Alt+Canc, e anche questo film è sparito dalla nostra piccola parte di memoria collettiva. Grazie, non è stato un piacere. A mai più rivederli.
Ma come?? A me la Valle incantata faceva tanto piangere, quando ero piccina….. mi hai distrutto un mito, Plus!
😉
E che dire di quei cartoni dove alcuni ragazzini, pettinati con il generatore di Van der Graaf, ogni volta che giocano a carte provocano il finimondo? Lanciano una carta, appare un mostro enorme e l’eventuale sconfitta può provocare lesioni permanenti al giocatore sfortunato.
“Pettinati con il generatore di Van de Graaf” è una delle cose più esilaranti che abbia mai sentito in vita mia, te lo giuro, sono sincero.
eh ma sono poco credibili, dai, i dinosauri canterini
Beh, grazie…grazie mille…arrossisco…