Oggi tutto sembra essere tornato alla normalità, dopo la pausa estiva. L’aria torna a essere irrespirabile, per esempio. Ora, di Milano tutto si può dire tranne che ci sia l’aria buona. Ma oltre il danno, la beffa è la fragranza e le sue sfumature che ogni giorno siamo tenuti a cogliere, tanto che in casa è quasi meglio tenersi l’atmosfera viziata dell’alba piuttosto che spalancare le finestre allo smog nelle sue varie essenze. Effluvi chimici all’inconfondibile flavour di letame misti ai gas di scarico, un mix la cui risultante stamattina non era nemmeno troppo spiacevole. Ricordava il Vernidas, la vernice protettiva con cui da bambini mettevamo fine alle nostre inconfondibili creazioni di plastilina alle elementari. Insomma, tutti si sono rimessi in moto, anzi in macchina, ed è un segno che inesorabilmente stiamo tagliando i ponti con l’estate. Ma qualcosa di diverso da prima c’è.
Uno dei numerosi bar dell’isolato, quello all’angolo, non ha riaperto dopo le ferie. Il cartello che informava della chiusura estiva è stato sostituito da un avviso della Polizia Tributaria, che ha messo i sigilli alle serrande e la cui rimozione viola la legge tanto quanto i gestori o i proprietari dell’esercizio pubblico che qualcosa, per essere soggetti a indagini, devono pur aver combinato. L’annuncio dei finanzieri spicca nella sua sobrietà sotto l’insegna colorata del suddetto bar, il cui nome in lingua spagnola richiama luoghi esotici, divertimento, tapas a volontà, quel matto di Pablo che balla sui tavoli e altri ameni luoghi comuni caraibici. Il palazzo, con quella saracinesca chiusa in uno scenario che ha ripreso la sua consueta vivacità feriale, sembra ora orbo da un occhio, ricorda un volto con una benda nera come Moshe Dayan, un corpo con una ferita ricucita male, una bocca tappata forzatamente.
Gli ex consumatori abituali del caffè prima di mettersi al lavoro e del cappuccino con brioche alla crema gonfiata nel microonde, ma anche gli sbevazzoni che, madidi di sudore dopo una giornata al pc, si alternavano in giri di aperitivi alcolici, si avvicendano nella lettura di quella sorta di necrologio, si chiedono cosa sarà mai successo, tutti i giornali parlano di lotta all’evasione, vuoi dire che hanno cominciato proprio da qui? Ma no, hai voglia a far entrare in vigore la manovra. E la vita continua, dai andiamo al bar più avanti, oggi tocca a me pagare, dice l’avvocato con i suoi assistenti, e via con il Giornale sottobraccio. Inizia una nuova stagione, ma la serranda resta giù a coprire le vergogne di scontrini mai battuti, camerieri mai messi in regola pronti a far finta di essere clienti in caso di controllo, occasioni di ristorazione perdute, di pause che ora chissà dove si consumeranno. Sì, è mio, no grazie, lo prendo senza zucchero.