Io poi questa cosa delle automobili proprio non l’ho mai capita. Cioè, capisco che l’uomo abbia un enorme attaccamento innato al proprio mezzo di trasporto, e penso all’uomo e al suo cavallo, al suo asino, l’animale che gli allevia la fatica del lavoro ma soprattutto dello spostamento fisico, l’animale che gli permette di macinare chilometri senza sforzo. Perché la velocità in fondo è potere, l’idea dromocratica che controllare fisicamente posti distanti sia in qualche modo affermazione e presenza sul territorio, la condizione più prossima all’ubiquità, il sogno dell’umanità intera vecchio quanto il genere umano stesso. E chiaramente maggiore è la velocità, più elevato è il potere di sorveglianza. La visione del chi tardi arriva male alloggia, appropriarsi per primi sugli altri, chi lo sa. O comunque, se il tempo è denaro, meno ne perdi per gli spostamenti meglio è.
Se sei ricco ti puoi permettere il mezzo più potente, il cavallo o l’automobile più veloce. In più c’è il fattore apparentemente identificato con la sicurezza. Cioè se oltre ad andare il più veloce possibile l’automobile mi garantisce la minore possibilità di rischio, tanto meglio. Il che si traduceva in prestanza fisica del cavallo, probabilmente, e oggi è reso con la robustezza e le dimensioni stesse del veicolo. Anche il confort, chiaro, gli optional, la sella e l’abitacolo. E la maneggevolezza, più facile da cavalcare o da guidare, ma se un tempo dovevi essere sufficientemente abile a domare un animale, oggi la forza non conta più, grazie al servosterzo, suppongo. Chiunque può possedere un Suv, sempre che se lo possa permettere, ovviamente. Anzi. E se il mezzo di trasporto fosse il completamento dell’individuo, l’ennesimo avercelo più grosso possibile. Più grosso non significa solo abbastanza imponente da spaventare gli altri. Ma si intende anche occupare più metri quadri possibili dinamicamente, nello spazio mentre si è in movimento. Mi sposto ma fai attenzione, guarda che sono sempre ingombrante, guarda che ho costantemente bisogno di questo territorio intorno sia che mi trovi qui, o lì, o laggiù.
Ma c’è un problema, proprio legato all’ingombro. Vi è capitato di vedere affiancate due automobili, una moderna e una di qualche tempo fa? E non mi riferisco a un Suv che sorpassa una bianchina, ma basta solo un’auto qualsiasi di quelle alla portata di tutti, una monovolume come la mia uovomobile parcheggiata vicino a una Fiat Uno, per esempio. C’è almeno un metro quadrato di superficie in più occupata. Se lo moltiplichi per il numero di automobili in circolazione, che magari dal tempo delle Fiat Uno è – boh – diciamo quadruplicato? Decuplicato? Prendi tutte queste auto e disponile insieme, una dopo l’altra, su questa autostrada, anche su tutte e tre le corsie che magari ai tempi delle Fiat Uno ce n’erano solo due. In più, aggiungici la variabile dei trasporti commerciali provenienti dall’est, persone con i loro tir che ai tempi della Fiat Uno non li lasciavano nemmeno uscire dal loro Paese, figurati dal patto di Varsavia, tantomeno per trasportare cose e merci nel cuore di Babylon.
Voglio dire, fa prestissimo a crearsi una coda costante e fastidiosa sul tragitto che devi compiere, lo stesso di cui io e la mia uovomobile siamo un piccolo trattino, l’anello più povero probabilmente di una catena di mezzi di trasporto euroquattro o eurocinque o eurovattelapesca. Una distesa di lamiere di lusso arroventate, il popolo dei cavalieri che portano chissà dove, con le loro scatolette di latta per le quali si sono magari indebitati, i loro cari prendendosene allo stesso tempo cura. Eccoli, i cavalieri con le loro macchinette aziendali da trenta o quarantamila euro che usano anche per andare in vacanza, tanto poi si consegna la scheda carburante al commercialista perché c’è un uso in percentuale promiscuo, si può scaricare. Si può scaricare. Ecco, anche questa cosa qui delle automobili io non l’ho mai capita.
Hai presente quando riesci a parcheggiare dove altri non possono (di solito di fianco al bidone delle immondizie, perché hai una 500?