Sapete quanto ami usare l’informatica come metafora dell’umana natura, ho vissuto tutte le fasi della sua evoluzione e della cosiddetta democratizzazione dei computer, dispositivi ridimensionatisi da elementi di laboratorio per cervelloni a elettrodomestici da poche centinaia di euro alla portata di (quasi) tutti. E non c’è nulla che come un hard disk che mi consenta di raffigurare la memoria di un uomo che, per l’età, inizia a dare segni di cedimento. File che non si trovano, errori di ridondanza ciclica, difficoltà nell’ordinare nella giusta sequenza operazioni elementari. Accorgersi che una persona che conosci da una vita intera, perché è la seconda persona che ti ha visto appena nato, perde di lucidità è un’eventualità spiazzante, cancella punti di riferimento, suona come un’anticipazione di una storia che sta per iniziare, di cui si immagina il finale e si spera sia, comunque, decoroso. Non sono pronto, è la prima cosa a cui ho pensato. Ma chi lo è.