nomi e no

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All’uscita da scuola è tutto un fiorire di parenti di primo grado che, richiamando l’attenzione del bambino/a di loro pertinenza, ostentano abbreviazioni. Ceci che sta per Cecilia, Leti sta per Letizia. Poi Fede, inconfondibile, e Matte, piuttosto che perdersi il fascino di una tenera abbreviazione c’è chi è disposto a tagliare anche solo la o finale. Addirittura troviamo un Orli, ovvero Orlando. La Franci, l’Ale, la Dani e il Tommy, ci odiano ovunque l’uso degli articoli determinativi a determinare i nomi propri, una formula vincente che è la morte sua del nomignolo. Degni di nota anche Desi, che è quasi meglio di Desiree, e Miscia che è un po’ vergognarsi di aver chiamato, in provincia di Milano, una figlia Michelle. Così sono nate le Brigate Bisillabe, un facinoroso movimento di estremisti della laconicità e nemici dell’eccesso di confidenza. Ines, Elsa, Irma, Enea, Nora, Bianca, Chiara, Ada, Anna, Livio, Tina, Ida, Elvio, Ugo, Lara, Sara, Dora, Elio, Olmo, Igor, Emma, Rosa, Gaia, Gae, Nina, Elia, Iago, Erio. Provate ad abbreviarci questi.

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