C’è chi il lavoro non ce l’ha ed è disperato. Ce chi ce l’ha e raramente è soddisfatto. C’è chi fa lavori tipo il tastierista dei Subsonica, o il traduttore di Paul Auster (giusto per citare due tra le professioni dei miei sogni) e spero non abbia nulla da dire sul proprio livello di realizzazione. Io, per fortuna, appartengo (almeno per ora) alla seconda categoria, spero di non dover mai tornare al Via ma, per continuare con la metafora del Monopoli, accetto con rassegnazione gli stop negli imprevisti e nelle probabilità, che fanno parte quotidianamente del gioco. Oggi mi sento in Vicolo Corto, angolo Vicolo Stretto.