La tesi è che sia stato buttato via anche da una maggioranza parlamentare che si è consegnata all’irrilevanza e ha diviso i suoi impegni – salvo rare eccezioni – tra il votare quando c’era da votare e cercare di elemosinare visibilità mediatiche personali senza costruire nessun modello etico, politico, culturale che legittimasse l’ampia vittoria elettorale. Che sia stato buttato via da un’opposizione la cui opposizione non è cresciuta, non si è evoluta, non si è adattata, di un solo centimetro durante tutto l’anno. Si trova oggi con le stesse idee, gli stessi progetti, le stesse posizioni in cui si trovava a gennaio: non le è cresciuto dentro niente che l’abbia portata a guadagnare più convincenti visioni per il futuro o maggiori consensi nel paese. La più drammatica dimostrazione di quanto sia inerme sta nei credibili sondaggi (sono opinioni diffuse, peraltro) che la danno esattamente agli stessi numeri dopo due anni di scandali e fallimenti che hanno colpito il governo, con la credibile e teatrale ipotesi che Silvio Berlusconi rivinca le elezioni se si andrà a votare, malgrado tutto.
Qui l’articolo (anzi, un editoriale con i fiocchi) su Il Post.